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L'ultimo buscadero

Regia di Sam Peckinpah vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'ultimo buscadero

di stanley kubrick
6 stelle

TORI, TORERI E RODEI IN UN FILM STRANO.

Sam Peckinpah è un regista rozzo, i suoi film sono tra il western e il poliziesco di genere. Curioso questo esperimento che potrebbe essere sia un western che una dolce commedia per i più piccoli. Il film sarà anche curioso ma non sfonda completamente come titoli nella filmografia del regista quali "Getaway!" oppure "Pat Garret and Billy The Kid". Non sfonda a causa dei toni troppo euforistici e poco simbolici che contrassegnano i film del suo successo.
Il film parla di Junior Bonner, torero che partecipa a molti rodei, ma non con molta fortuna. Attorno a lui girano il fratello specializzato in affari, il padre alcolizzato che è in ospedale e, successivamente ci esce per andare a fiutare oro in Australia, la mamma che deve sopportare il padre, sempre sola in casa, una ragazza conosciuta al rodeo dove poi diventeranno fidanzati, infine il toro Sunshine che lo ha sconfitto pochi giorni prima e che molti lo considerano il toro più potente. Junior torna nella città per partecipare a un importante rodeo a cui partecipera anche Sunshine.

Il perdente per eccellenza è sempre il protagonista nei film di Peckinpah, sempre sconfitto in questo caso tocca a Junior, il protagonista, sconfitto dal toro. Nei film del regista statunitense il perdente subisce sempre le attenzioni della macchina da presa, intenta a riprenderlo anche durante una scappatina amorosa oppure durante il primo e l'ultimo viaggio in macchina. Il perdente subisce sempre le pressioni da parte di tutti, senza mai uno sbocco alla (ir)realtà, che vedrà la luce solo dopo l'ultima, avvincente, esultante prova contro il toro.
I titoli di testa sono fantastici e richiamano alla mente gli western pre e post L'ultimo Buscadero di Peckinpah, mentre i titoli di coda non enusiasmano come quelli di testa.
L'argomento del toro più forte di sempre era molto in voga in quegli anni, quindi questo film non è da considerarsi il primissimo film che tratta come argomento quello citato sopra e non è appunto il migliore.
Il fratello che gli rinfaccia che lui ha soldi e te no sarebbe da tirargli due lecche (cosa che succede!!) in faccia, ma il (quasi) buono della situazione reagisce in (minima) parte dandogli qualche lecca in meno di quelle che si meritava. Il pensiero idealista del fratello, sempre a ridire su tutto, dicendo che lui è il migliore in ogni cosa, ma alla fine è il più bravo a dire cavolate su cavolate. L'idea che ha Junior verso il padre è un impressione buona a metà, nel senso che da una parte gli vuole bene come ogni figliolo che si rispetti, dall'altra a sfavore perchè suo padre è un alcolizzato e ha trattato male la madre del protagonista, facendola soffrire in ogni occasione possibile. L'idea anche materna è quella di Junior che volge anche un pò di attenzioni alla povera madre, sempre sola in una casa piena di ricordi, in parte brutti e in parte belli. Nei film del regista una fiamma fiammante c'è sempre, che sia una cosciona o una tettona, la sua presenza nei film si fa sempre sentire. In questo caso sembra più un indiana che è scappata dai propri genitori, ma sono solo supposizioni le mie. Il concetto di essere sopravvalutati e che nessuno, nelle scommesse, scommetta su una tua probabile cavalcata di otto secondo contro il toro più potente, l'invicus si potrebbe dire, ma tutto questo è un richiamo alla follia prematura che ognuno ha nei confronti di un vecchio rimbambito come il qui presente Junior. Infine il concetto della vittoria, come ho detto prima, che non ci avrebbe scommesso un soldo  nessuno eppure arriva sempre, anche inaspettata, ed è questo, in parte, che rende la settima arte una cosa magica.

Nel film si sente la mano rigida del regista statunitense che forza molte scene e, supposizione, schiaffeggiva un attore perchè non era in grado di sapere la parte.
Fotografia di Lucien Ballard, musiche di Jerry Fielding, prodotto da Joe Wizan. Tutte cose che si possono tralasciare in un film che poteva essere un piccolo cult.
Steve McQueen non offre una grande prova anche se durante le riprese non era semplice filmare tutto quel gran casino nelle prove, elemento questo che non posso tollerare troppo.
Robert Preston è nella parte del padre mentre Ida Lupino della madre di Junior.

Il biglietto aereo alla fine ci fa riflettere su un argomento importante: che un figlio, anche se sull'orlo di nervi, dopo aver lasciato nella città la fidanzata e senza un soldo, riesce sempre a trovare il modo di esprimere un desiderio del padre, colui che quando il protagonista era piccolo non ha mai espresso, quel piccolo, fottuto biglietto per l'Australia.
In conclusione considero il film uno dei più brutti di Peckinpah, che non è in grado stavolta di far diventare un idea non troppo brillante in un piccolo cult. Occasione sprecata ma non da buttare totalmente via.

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