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Fuga dal Bronx

Regia di Enzo G. Castellari vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Fuga dal Bronx

di Dik
5 stelle

Dopo essere stato dichiarato "territorio ad alto rischio", il Bronx è diventato, di fatto, terra di nessuno: un distretto degradato, senza legge, che rappresenta una vergogna per la città di New York e per tutta la nazione. A risolvere il problema ci pensa la General Construction Corporation (GCC), una potentissima ed influente multinazionale dedita alla speculazione edilizia che ha il mandato di radere al suolo il distretto newyorchese per costruirvi modernissimi ed avveniristici edifici, riqualificando finalmente la zona. Il "problema" è che nel Bronx ci abitano delle persone. Chi accetta di andarsene, viene deportato in fantomatiche abitazioni nel New Mexico, mentre chi non si piega, viene semplicemente eliminato, il più delle volte fatto saltare in aria insieme alla propria casa dai Disinfestor, assassini al soldo della multinazionale i quali, con la scusa di un'inesistente epidemia, rastrellano il quartiere "bonificandolo" dagli irriducibili residenti. Ciò che è rimasto delle vecchie bande del Bronx, è formato da uno sparuto gruppo di persone nascoste nel sottosuolo e, consapevoli di essere in trappola, si troveranno costretti ad escogitare un folle piano per salvarsi la vita.

Il buon riscontro al botteghino, soprattutto quello statunitense, di "1990 - I guerrieri del Bronx" (1982), sempre diretto da Enzo G. Castellari (Enzo Girolami), rese obbligatorio, come prassi in questi casi, un seguito, con Fabrizio De Angelis, il produttore, che ci mise tutta la buona volontà per complicarsi (e complicare agli altri) la vita. La misura di quanto credesse nel progetto sta nella messa a disposizione di un budget risicatissimo, tanto per limitare i danni in caso di insuccesso e tempi serrati di riprese e post-produzione, proprio per sfruttare il momento d'oro del genere e non rischiare di diventare fuori moda. Per fortuna, diede carta bianca a Tito Carpi e Castellari. Il primo, a differenza di Dardano Sacchetti (soggettista del primo capitolo) ha il vantaggio di non dover scopiazzare i vari film statunitensi sul tema, mentre il regista romano, che cura anche la sceneggiatura insieme allo stesso Carpi, ha mano libera e può esprimere il suo talento senza compromessi.

Il risultato è una prima parte di film piuttosto interessante, vibrante e coinvolgente, capace anche di dare un certo spessore ai personaggi, facilitando, quindi, il compito di alcuni attori, su tutti Henry Silva (nella parte di Wangler, diabolico capo dei Disinfestor), pienamente a suo agio nella parte del cattivo ed una risoluta Valeria D'Obici (è l'intrepida e coraggiosa giornalista Gray). Pure Mark Gregory (Marco De Gregorio), attore negato, refuso del capitolo precedente, tira fuori le palle e riesce ad entrare nel ruolo.

Nella seconda parte, però, la pellicola si sgonfia, di colpo, come se le idee fossero finite e non si fosse in grado di portare avanti le buone intuizioni iniziali. Emblematici i venti e più minuti di guerriglia tra Disinfestor e bande metropolitane, buone solo a colmare un vuoto narrativo in cui solo il mestiere di Castellari ha evitato il ridicolo.

Fracassone, pirotecnico e molto  deludente, il finale congeda lo spettatore in tutta fretta.

La fretta... proprio quella imposta a tutti da De Angelis senza pensare alle conseguenze.

Nonostante tutto comunque, una pellicola non inferiore al primo capitolo e, visti i molti precedenti, è già un buon traguardo.

Piccola parte per una vestitissima Moana Pozzi. 

Girato negli Studi De Paolis a Roma per quanto riguarda gli interni, mentre gli esterni sono a New York nei distretti del Bronx, Queens, Brooklyn e qualche scena anche a Manhattan.

 

 

Musiche azzeccate di Francesco De Masi.

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