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Un uomo a nudo

Regia di Frank Perry vedi scheda film

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La recensione su Un uomo a nudo

di fixer
8 stelle

Quanti spunti per rivisitare un quasi-capolavoro come questo! Il tema del ritorno a casa, il tema del sogno americano fallito, il tema del fallimento personale ecc. Il film è stato realizzato nel 1966, ma la casa di produzione non si decise a lanciarlo che due anni dopo, sulla scia di un altro film sulle piscine che aveva avuto successo. Ma l'esito non fu favorevole: un fiasco. Forse la stranezza della trama, forse (molto più probabilmente) la mancanza dell'happy end di una storia cupa e senza speranza. Il film è tratto, grazie all'intuizione di Eleanor Perry, allora moglie del regista, da un ottimo racconto di John Cheever e la regia, oltre che di Frank Perry, conta anche, per qualche scena, sul noto Sidney Pollack. A quanto pare, Perry abbandonò il set per "divergenze creative" con i produttori.
E' uno dei più convincenti e interessanti "ritorni a casa" della storia del cinema. Ancora più bello del ritorno di Mitchum in IL TEMERARIO di Nicholas Ray. Di Ned Merrill si sa poco, E' un dirigente nel campo pubblicitario, sono due anni almeno che è lontano da casa, non ha più una famiglia, Un giorno, compare ai bordi di una piscina, un fisico statuario  (un grande Burt Lancaster malgrado i suoi 55 anni) e vestito solo di un paio di pantaloncini da bagno. Il ritorno a casa inizia con un tuffo e alcune bracciate in una piscina che egli pare conoscere. In effetti, riceve un caldo benvenuto dai proprietari che mostrano di conoscerlo ed apprezzarlo. Purtroppo per lui, i successivi incontri, scanditi da altrettante nuotate nelle piscine che lo separano da casa sua, diventano sempre meno gradevoli. Escono antichi rancori, piccole e grandi miserie, tristi ricordi che fiaccano sempre più la sua iniziale baldanza e il suo entusiasmo, fino alla disperata scena finale, sotto un diluvio, mentre bussa inutilmente alla porta di una casa vuota che anni prima l'aveva visto  probabilmente felice. E' facile trovare un parallelismo fra la progressiva discesa verso la delusione di Merrill e il fallimento del sogno americano. La piscina è l'emblema dello status symbol dell'americano medio. Possedere una piscina significa aver raggiunto il successo ed entrare così nel mondo delle relazioni di buon vicinato con altrettanta gente di successo. Queste relazioni sono uno stanco susseguirsi di festicciole noiose il sabato sera, tanto utili per le relazioni sociali quanto inutili per la vacuità morale dei protagonisti. L'ottimismo che sembrava essere il motore dell'imponente crescita economica e della conseguente prosperità sembra ora essere svanito per lasciare spazio al crollo degli ideali che avevano reso possibile quel "boom". Senza una base solida di valori morali, ogni progresso, sembra suggerire il film, è destinato a cadere. Il cielo azzurro e terso del mattino che ricorda le splendide giornate di sole di un tempo finisce per diventare un  forte acquazzone di un tramonto che accentua lo squallore e la desolazione di una casa che, un tempo dimora scrigno di affetti autentici, si rivela ora essere un contenitore vuoto, scrostato e invaso da erbacce, testimone della caduta. Lo scarso successo del film si rivelò un pessimo affare anche per il mercato estero. In Francia, ad esempio, è stato venduto solo recentemente. Gli americani non amano i film che trattano il tema del fallimento: è quasi sempre poison-box office. Un film sottovalutato che, rivisto oggi, mostra tutto il suo valore e l'interesse per una scelta coraggiosa di un cinema capace di guardarsi dentro e di trovare le pecche di un sistema  trionfante quanto spietato.

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