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Processo per direttissima

Regia di Lucio De Caro vedi scheda film

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La recensione su Processo per direttissima

di mm40
4 stelle

Accusato di aver organizzato un attentato a un treno, un giovane di estrema sinistra muore, accidentalmente, durante un interrogatorio. A ristabilire la verità si impegnano la sorella della vittima e, soprattutto, una intraprendente giornalista.

 

Per essere il ritorno alla regia dopo oltre un quarto di secolo da parte di uno sceneggiatore di modesta fama, Processo per direttissima risulta un lavoro decisamente godibile ed encomiabile. Già co-autore dei copioni di pellicole in qualche modo affini come La polizia ringrazia (1972) e Piedone lo sbirro (1973), Lucio De Caro ritorna dietro la macchina da presa dopo aver diretto un paio di titoli di scarsissima rilevanza, giovanissimo, nell'immediato dopoguerra; questa è insomma a tutti gli effetti la sua prima vera occasione registica degna di nota. In primis per il cast, poichè si ritrova a disposizione una serie di interpreti di ottima resa: Mario Adorf, Michele Placido, Gabriele Ferzetti, Ira von Furstenberg, Adalberto Maria Merli, Bernard Blier, Omero Antonutti, Stefano Oppedisano ed Eros Pagni sono i nomi principali. Ma non si sottovaluti l'importanza degli argomenti messi in scena: con un impianto di fiction vengono infatti sfiorati almeno due casi clamorosi di cronaca nera dell'epoca, destinati a scuotere l'opinione pubblica e a rimanere nella storia del Paese: l'Italicus e Giuseppe Pinelli. L'intreccio - nella sceneggiatura che De Caro firma insieme a Lina Agostini, Maurizio Mengoni e Pietro Poggio - trova però un pesante freno nella seconda metà del film, ambientata in larga parte in tribunale. Il regista girerà altri due titoli di media fattura (Piange il telefono e Come ti rapisco il pupo) nel successivo biennio, per poi tornare a dedicarsi esclusivamente alla scrittura cinematografica e televisiva. 4/10.

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