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La cura dal benessere

Regia di Gore Verbinski vedi scheda film

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La recensione su La cura dal benessere

di IlGranCinematografo
6 stelle

Fisse iconografiche, ambienti spettrali che s'incollano alla retina e colori penetranti per la loro inscalfibile presenza.

Dane DeHaan

La cura del benessere (2017): Dane DeHaan

 

Ecco un film di genere a cui si addice mirabilmente l'appellativo di "bifronte": la regia lo slancia in alto, ma il copione lo ricaccia verso il basso. La prima reca il marchio di un Gore Verbinski che sprizza entusiasmo da ogni poro per poter finalmente riassaporare le tipiche peculiarità dell'horror metafisico quattordici anni dopo il suo The Ring: le volute anomalie di montaggio e le scelte stranianti di messa in quadro rimandano, in termini di stile compositivo, a classici della statura di Rosemary's Baby, A Venezia... un dicembre rosso shocking e Shining (anche omaggiati), ma senza che l'influsso diventi dipendenza, tra fisse iconografiche (le anguille parassite, le ampolle bluastre, l'acqua emblema di vita e di morte), ambienti spettrali che s'incollano alla retina e colori – nero, bianco e verde oliva – penetranti per la loro inscalfibile presenza. D'altro canto, Justin Haythe (che aveva sceneggiato per Verbinski già il debole The Lone Ranger) è bravo ad avvolgere il racconto nella nebbia (il malore fatale in apertura), però poi non ha in testa un'idea precisa per diradarla (codesta scena rimane priva di spiegazioni), tant'è che smarrisce più volte la coerenza, si rifà eccessivamente a Shutter Island e pasticcia nell'esternare un tema portante – la condizione umana come vera ed unica malattia – che viene alla fine declassato in secondo piano. Notevole Dane DeHaan.

L'inquietante colonna sonora è di Hans Zimmer e Benjamin Wallfisch.

♥ Film DISCRETO (6) — Bollino ROSSO (vietato ai minori di 14 anni)

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