Regia di Damien Chazelle vedi scheda film
Film di una banalità sconcertante, a cominciare dalla storia - trita e ritrita - dei due artisti/amanti che faticano non poco a realizzare il proprio sogno (quello cioè, banalissimo, scontato, ordinario, volgare e pure parecchio mediocre di "arrivare"), ma visto che l'America - com'è risaputo - è il Paese nel quale tutti i sogni si realizzano La la land finisce per tramutarsi in un incubo per lo spettatore un minimo esigente. Certo, l'happy ending non è completo perché i due, una volta "arrivati", sono costretti ad andarsene per seguire ognuno la propria strada a causa delle professioni, per così dire, inconciliabili. Professioni che, per la loro peculiarità, rendono oggettivamente difficile la creazione di una "famiglia tradizionale" più o meno stabile.
Le musiche sono di una noia mortale (basti ascoltare il devastante finale), i due novelli Ginger & Fred sono patetici (il povero Ryan Gosling, l'attore più ingessato di tutti i tempi, ci prova ma risulta a dir poco imbarazzante), ancor più se confrontati ai vecchi, si fa per dire, Ginger & Fred o a Gene Kelly, e le musiche - che Euterpe abbia pietà di me! - paragonate a quelle di Gershwin, Cole Porter e compagnia suonante. Hollywood pare aver dimenticato completamente quei grandiosi musical con quegli attori e ballerini straordinari e quelle musiche celestiali, divenute immortali, tanto da assegnare ben 6 Oscar a questa accozzaglia di mediocrità assortite senza alcuna vergogna.
Sorvolerei, quindi, sulle penose coreografie (notare che, per pudore, non mi azzardo nemmeno a nominare uno come Bob Fosse), i tristi balletti alla "Grease dei disgraziati" e, come si diceva, le musiche da suicidio. Salverei giusto la passione per il jazz del protagonista. Passione che non si sente minimamente in quel rabbrividente brano finale.
Anzi.
Un film per adolescenti poco cresciuti.
Tipo gli americani, appunto.
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