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Lasciati andare

Regia di Francesco Amato vedi scheda film

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La recensione su Lasciati andare

di alan smithee
4 stelle

Il tran tran quotidiano di un burbero psicanalista logorroico e asociale di nome Elia (Toni Servillo), che ama l'indipendenza al punto da relegare la moglie (Carla Signoris) in un appartamento dirimpetto al suo, viene scossa quando, a causa di un attacco cardiaco, all'uomo viene imposto un regime di vita più salutare che comprende un certo tempo dedicato all'esercizio fisico.

La circostanza costringe il professore a incontrare una bella ma eccentrica personal trainer Claudia (Verònica Echegui), che, nonostante le prime motivate perplessità dell'uomo, riesce a riportarlo in forma, ma lo coinvolge nel suo labirinto di passioni e problematiche, che caratterizza perennemente la sua vita sopra le righe e senza vere e proprie regole. La donna deve mantenere la figlia avuta da una relazione ormai senza apparente traccia, e frequenta uno stralunato delinquente di nome Ettore (Luca Marinelli), devastato dal panico quando scopre di non ricordarsi più il luogo ove ha nascosto l'ultimo malloppo frutto delle sue malefatte.

Sarà Claudia a convincere lo psicologo ad utilizzare le sue doti di ipnotizzatore per indurre lo sciocco bandito a ritrovare il nascondiglio, e a Claudia l'opportunità di trovare le sostanze per affrontare il viaggio alla ricerca del padre di sua figlia.

Il tutto con la complicità del nostro Elia, tornato nel frattempo scattante come non mai, e propenso ad apprezzare quel gusto genuino della vita che, fino a poco prima, giudicava come appannaggio degli stolti e dei relitti della società.

Dal regista di Cosimo e Nicole, Francesco Amato, Lasciati andare ha l'ambizione di voler essere una commedia pazza e folle che sorprende col ritmo concitato che caratterizza la sua storia.

Forte di un cast davvero costellato di nomi eccellenti, la pellicola tuttavia finisce per zoppicare proprio per quanto riguarda le performance degli interpreti: non si era mai visto un Toni Servillo così fuori posto ed imbarazzato, tantomeno un Luca Marinelli così spaesato e sottotono.

La commedia, esile e facilona, inciampa più volte nel suo avvicendarsi sempliciottesco e puerile, e finisce per presentarsi come un candid-camera show preserale a tratti anche spumeggiante e divertente, ma più spesso prevedibile fino all'imbarazzo con quelle risapute sceneggiate di gelosia che scopiazzano le ben più epiche contese amorose di molto cinema della Wertmuller dei bei tempi.

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