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Il GGG - Il Grande Gigante Gentile

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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La recensione su Il GGG - Il Grande Gigante Gentile

di alan smithee
6 stelle

Buoni sentimenti e tolleranza per una favola che lega antiche atmosfere del racconto nordico con i sentimenti di solidarietà che avranno la meglio su problematiche apparentemente irrisolvibili. Il trionfo di un'amicizia impossibile che eleva e rafforza, e delle buone maniere, come soluzione definitiva da prendere più che mai sul serio oggigiorno.

 

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GGG, piuttosto che BFG o BGG, a seconda del paese in cui venga proiettato, rappresenta il ritorno di Steven Spielberg nel mondo fatato e meraviglioso dell'infanzia.

Dal lontano 1986, con Il colore viola, il celebre regista e produttore ci ha abituato ad alternare film d'avventura e di svago a film seri, da Oscar, con disinvolta ed audace alternanza, senza fino ad ora tradire quasi mai, se non mai, una generale buona se non ottima qualità del prodotto.

Ma a ben vedere, come citava anche la rivista francese Première nel suo ultimo numero bimensile estivo, se questa divagazione nel mondo delle favole rappresenta benissimo il filone leggero del regista, di fatto esso rappresenta per Spielberg, lungo circa 45 anni di carriera, la sola terza occasione da regista in cui egli si dedica interamente, anima e corpo, ad un cinema strettamente pensato per bambini e ragazzi.

Produzioni a parte (Goonies, Gremlins e quant'altro), Spielberg ha infatti diretto E.T., Hook come pellicole strettamente dedicate al mondo dei fanciulli: pertanto questo GGG costituisce un ritorno dopo decenni nel mondo delle favole o, più in generale, in quel mondo in cui tutto è possibile.

Un'orfana londinese di nome Sophie, durante una notte insonne trascorsa nel buio delle camerate del proprio collegio, è l'unica ad accorgersi che le strade buie e deserte della capitale sono percorse da un'ombra gigantesca, che si materializza in un enorme gigante magro e dai tratti marcati. resosi conto di esser stato scoperto, nonostante i suoi ingegnosi trucchi e travestimenti tutti giochi d'ombre ed illusionismo, il grande essere cattura la ragazza affinché ella non sveli il suo segreto e, fuggendo a gambe levate sino al punto di collegamento col suo mondo, la conduce nella sua tana.

Ivi Spphie scoprirà che si tratta di un pacifico esemplare erbivoro di gigante, l'unico tra la sua razza ad essere gentile e non minaccioso. Divenutane amica, la bimba persuaderà il grand'uomo a richiedere aiuto alla propria regina per salvaguardare il suo mondo, il suo orticello coltivato soprattutto a cucurbitacee maleodoranti e spugnose, poco eassicuranti d'aspetto, ma dai grandi effetti prodigiosi, e a far tornare ordine in un mondo davvero prossimo al nostro.

Nel film che conferma e consolida la collaborazione regista/interprete tra Spielberg e marl Rylance dopo il successo e l'Oscar per Il ponte delle spie, la storiella zuccherosa può risultare eccessivamente zuccherosa per un pubblico inevitabilemnte troppo adulto, ma non mancherà di incantare i più piccini col candore e l'ottimismo che ci riporta ad atmosfere ottimistiche e beneauguranti del mondi di Mary Poppins, salvaguardando, senza vergognarsene, valori come l'amicizia e la solidarietà.

Uno Spielberg minore, senza dubbio, o meglio "dei minori", che usa il sentimento ma evita di piangersi addosso, e infarcisce la storia di momenti grotteschi anche divertenti, ironici e anche un pò scult (gli effetti "esplosivi" e da petomane che la bevanda verde del gigante sortisce sugli esseri umani, regina in testa, e persino sui cani reali) che non per questo rinuncia ad attorniarsi per l'occasione del suo abituale cast di professionisti e maestranze d'eccezione (Melissa Mathison in sceneggiatura, Kamiski alla fotografia), ribadendo la impeccabile organizzazione di un'industria che funzona ed è in grado di adattarsi ad una molteplice diffusa esigenza di pubblico.

 

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