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The Founder

Regia di John Lee Hancock vedi scheda film

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La recensione su The Founder

di alan smithee
6 stelle

Il MacDonald sarà la nuova chiesa americana! Ed in più, non sarà aperta solo la domenica

Profezia avverata e lungimiranza premiata.

The founder è un biopic classico che celebra, nello stile molto caro al discreto cineasta John Lee Hancock (Saving Mr Banks e soprattutto The Blind Side), luci ed ombre del sogno americano che ha arricchito i più dinamici ed astuti, e reso succubi e perdenti tutti gli altri che, per carattere, integrità personale, o anche più semplicemente per sfortuna, non hanno saputo approfittarne come i primi.

L’epopea di un rappresentante di frullatori che viene letteralmente folgorato dall’idea di trasformare in una franchising, una piccola attività di fast food creata con genialità e accortezza (quelle indiscutibili) da due fratelli a seguito di un attento e scrupoloso, seppur casalingo, studio approfondito delle necessità degli utenti e delle difficoltà dei concorrenti per accontentarli.

Ed ecco che il fast food veloce, standardizzato, a poco costo, senza necessità di suppellettili e posateria, diviene il paradiso finanziario dello scaltro venditore di frullatori che, intuito il business, finisce per appropriarsi man mano di tutto il sistema, e persino del nome dei due titolari.

Ad Hancock va dato merito di non voler trattare l’argomento con alcuna sorta di atteggiamento edificante, ma anzi al contrario ponendo al centro di una forsennata contesa legale tra le due parti, due contendenti diversamente ostici e sgradevoli: da una parte di due fratelli MacDonald, uomini pratici, affaristi, ma nel rispetto di un rigoroso servizio a trattamento a favore del cliente, non fosse altro che per mantenere salda la reputazione del cliente nei loro confronti.

Pertanto due persone resilienti al cambiamento che non provenga da una loro intuizione, estranei dal volersi adattare a nuove forme di conservazione ed utilizzo di prodotti che comportino un abbattimento anche sensibile dei costi fissi di produzione, ma a danno di un prestigio personale che viene prima di tutto il resto.

Dall’altro lato la scaltrezza di pensare unicamente al benessere dei propri margini, al guadagno a tutti i costi, infischiandosene della salvaguardia della salute dei fruitori del servizio.

Uno scontro senza precedenti tra ORGOGLIO e SCALTREZZA, ove a vincere sarà clamorosamente quest’ultima, arma indispensabile e quasi obbligata per il coronamento del sogno di cui sopra, di cui l’America intera va ancora oggi orgogliosa, almeno con stretto riferimento a chi è riuscito a coronare il sogno della realizzazione economica.

Il buono del film è che entrambi i contendenti (i due fratelli Mac e il rampante uomo dei frullatori Kroc) vengono tratteggiati come diversamente biechi, oscuri, antipatici e ostili: personaggi grigi a tonalità differenti, ma in entrambi i casi personaggi tutt’altro che edificanti.

Il limite del film è che, nel trattate tutta la vicenda, il film manca di quello stile personale e di quel carattere necessario per volare alto come sarebbe auspicabile, raccontando la vicenda della irresistibile scalata di una delle più grandi catene mondiali della ristorazione e del settore alimentare: l’azienda che più di tutte ha sulla coscienza il lievitato peso forma della media degli americani di oggi, e di molta altra parte della popolazione del globo.

Interpreti adeguati, con una Laura Dern-moglie infelice ma anche senza carattere che si auto-annienta in termini di recitazione, apparendo, più che interpretando la parte della moglie ripudiata di Kroc: una prova matura, intelligente e generosa per un’attrice preziosa che amo sempre rivedere.

Ma è Michael Keaton l’istrionico, l’attore maturo e duttile, che qui continua il suo nuovo fortunato e fantastico periodo di rinascita post-Inarritu, a rendere importante un film che ha il coraggio di essere ostile ed antipatico come lo spinoso argomento che tratta, riflettendosi in vario modo sul nostro modo di vivere, sulla nostra salute, e facendoci riflettere sull’atteggiamento inquietante ed indifferente che i “padroni del mondo” adottano nei confronti di tutto il resto dell’umanità, che in cambio contribuisce pienamente a renderli ricchi ed intoccabili.

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