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Forever Young

Regia di Fausto Brizzi vedi scheda film

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La recensione su Forever Young

di alan smithee
5 stelle

Sentirsi giovani, dinamici e al passo con i tempi è probabilmente un modo per resistere, spesso inconsciamente, all'inevitabile trascorrere del tempo, che troppo spesso non riusciamo ad accettare ostentando comportamenti che ci rendono inconsapevolmente ridicoli o fuori luogo. Brizzi tenta di spiegarci come e perché con qualche episodio di colore.

Quanti di noi incontrando o conoscendo coetanei si sono ritrovati a dire, o anche solo a pensare "ma io mi sento molto più giovane, non sembra davvero che io abbia la sua età"? In verità direi molti di noi, o almeno chi ha superato da un pò la quarantina. La tendenza a tralasciare il pensiero dell'età che avanza probabilmente è una reazione psico-fisica con cui tendiamo a minimizzare la percezione del tempo che passa: cure sempre più sofisticate, attenzioni a cui ci spingono le mille allerte provenienti da ogni fonte di informazione disponibile, un certo qualsivoglia residuo di amor proprio od orgoglio, unito magari ad una certa predisposizione a praticare sport o a tenersi semplicemente in forma, ci consentono, chi più, chi meno, a tener testa agli anni che avanzano, e a sentirci talvolta migliori e più in forma dei nostri coetanei, spesso avversari della vita ad ostacoli che ogni giorno percorriamo, rincorriamo o cavalchiamo, a seconda dei casi.

Riflessioni pertinenti e pure interessanti, che nell'ultima commedia targata Brizzi si traducono, in verità senza particolari guizzi di fantasia, in una serie di storie concatenate che riflettono sostanzialmente le considerazioni di cui sopra.

E dunque vediamo sfilare il dj che non si rende conto di essere stato surclassato da un giovane rampante, magari non proprio talentuoso, ma di successo perché in linea coi tempi e forte, lui, di una età più appropriata o consona al mestiere; un avvocato settantenne vedovo che supplisce la mancanza di un vero affetto che non sia quello della figlia, con una tenace considerazione della forma fisica e in particolare un attaccamento maniacale verso la corsa, rinfacciando al fiacco ed obeso genero le sue predisposizioni ed i suoi successi, professionali ed agonistici.

Poi tocca all'estetista cinquantenne che si innamora (inconsapevolmente) del figlio ventenne della sua migliore amica, la quale proprio lei tendeva ad invogliarla a trovarsi e frequentare un"toy boy" che la distogliesse dai fallimenti matrimoniali degli anni passati; quindi il titolare cinquantenne della radio del dj invecchiato di cui sopra, che convive con una ventenne, ma si innamora, ricambiato, di una massaggiatrice sua coetanea, persona con la quale può finalmente dialogare "ad armi pari", ed in grado di stupirlo preparandogli le tagliatelle fatte a mano. "Se le parlo di Commodore, lei sa di cosa parlo" ribatte quest'ultimo... " Si ma non perché è colta, ma perchè è vecchia"...lo rincuora, si fa per dire, il dj anziano che si è appena licenziato dopo esser stato relegato alla fascia notturna dedicata ai vecchi insonni.

L'argomento alla base di queste storielle, perché di piccole storie si tratta a tutti gli effetti, non è poi così banale, ed anzi specchio realistico o verosimile di una società costruita su un benessere fittizio ed esteriore, dunque in gran parte fine a se stesso, che ormai dilaga soprattutto negli ambiti più prettamente metropolitani.

Certo è che la sceneggiatura del film non riserva grosse sorprese e svolte narrative degne di nota, e le vicende, simpatiche ma esili e nulla più, si sbrogliano tutte all'insegna di un accomodamento che appare più come un innocuo deludente buffetto sulla spalla che una soluzione o una presa d' atto che possa far sorridere certo, trovandoci in zona commedia leggera, ma anche pensare semi-seriamente.

Nell'ambito della filmografia, non proprio eccelsa e di livello del Brizzi regista, Forever Young ha la forza di rivelarsi una delle più riuscite prove dai tempi di Ex, ma tutto ciò che è stato dopo quest'ultimo non appare in effetti molto degno di rilievo per poterci rassicurare più di tanto.

Tra gli attori, tutti di un certo rilievo, quasi inutile ribadire quanto sia bravo Fabrizio Bentivoglio, qui impegnato a fare il "giovane dentro" afflitto da forti ripensamenti. Preferisco ricordare e ribadire una volta in più quanto siano rispettivamente bravissima e simpaticissima Lorenza Indovina e Luisa Ranieri, forse i due veri punti di forza di un cast comunque potente.

La Ferilli è la Ferilli, forte di zigomi sempre più affilati e il buon gigantone Stefano Fresi riprende con professionalità, ma  con una certa incolpevole ripetizione, un pò sempre il medesimo stereotipo di personaggio, e mentre Lillo del noto duo televisivo risulta più simpatico e gradevole del solito, Teo Teocoli definisce con cura e goliardia una macchietta riuscita ed incalzante che rende esemplare il suo personaggio di anziano iperattivo ed apparentemente "inaffondabile"..... come il Titanic. 

Bonnie Tyler e la sua struggente indimenticabile Total eclypse of the heart (canzone che furoreggiò al Festival di Sanremo ed. 1983 e l'ultrapop-elettrica Video killed the radio star costituiscono una avvincente colonna sonora ruffiana quanto basta per un "amarcord" facile ma efficace.

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