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Ligabue

Regia di Salvatore Nocita vedi scheda film

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La recensione su Ligabue

di mm40
5 stelle

La vita di Antonio Ligabue, malato di mente, abbandonato dai genitori e cresciuto in Svizzera, con lunghi trascorsi in manicomio fino al trasferimento, ormai adulto, in Emilia, dove diventa quasi per caso pittore di fama, ma continua a vivere in maniera sciagurata.

 

Una ricostruzione attendibile e minuziosa, quella effettuata da Cesare Zavattini e Arnaldo Bagnasco, autori della sceneggiatura per questo Ligabue; un titolo semplice e giusto, poichè nessun giro di parole potrebbe adattarsi alla vita e all'opera del pittore svizzero-emiliano meglio del suo stesso cognome, sinonimo di genio e sregolatezza. Nonostante certe sequenze possano lasciare profondamente perplessi, a tutti gli effetti l'uomo Ligabue era realmente quello immortalato nel film di Salvatore Nocita: un matto, in parole povere, ma un matto buono, con un gravoso carico di fisime e un'evidente incapacità di relazionarsi con gli altri esseri umani in maniera socialmente accettabile, e con l'unico atteggiamento pericoloso consistente in alcuni gesti autolesionistici prodotti durante momenti di crisi acuta. Un matto geniale, però, come d'altronde testimonia la corposa mole di dipinti da lui lasciatici, fra i quali non mancano veri capolavori capaci di farci sbalordire. Per conferma di tutto ciò, basti osservare Il vero naif, cortometraggio girato da Raffaele Andreassi negli anni Sessanta che risulta l'unico documento filmato in cui sia mai comparso Ligabue in persona. Se il ritmo di questo lavoro televisivo latita non poco, quantomeno la scelta per il protagonista è ricaduta su un attore di ottima presenza sullo schermo quale è Flavio Bucci, a suo agio in un ruolo complicato ed elaborato, soprattutto considerando che la narrazione prende un arco di tempo di svariati anni. Nel cast compaiono anche Alessandro Haber, Giuseppe Pambieri, Pamela Villoresi, Enzo Robutti e, in una particina (una sguaiata meretrice), Marisa Laurito. Tre ore di durata sono tante, ma dietro alla pellicola c'è la produzione Rai e la destinazione televisiva ha per forza di cose influito sia sulla lunghezza dell'opera che sulla sua confezione, accurata ma palesemente lontana dagli standard del grande schermo. Ipnotica la colonna sonora di Armando Trovajoli. 5/10.

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