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Tempête

Regia di Samuel Collardey vedi scheda film

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La recensione su Tempête

di OGM
7 stelle

La tempesta non si subisce. La tempesta si attraversa. Solo camminando a fatica nel vento si può sapere cosa realmente significhi essere sferzati dall’aria che ti vuole bloccare, spingere indietro, buttare fuori strada. Per Dominique, che vive di pesca, la burrasca è l’esistenza che si ferma, il cibo che viene meno, la sospensione del tempo, un’attesa che angoscia. È l’impotenza di non vederci chiaro, di avere lo sguardo offuscato dagli spruzzi d’acqua, mentre qualsiasi manovra è vana. Non  basta la voglia di andare avanti. Non basta il pensiero positivo, né la determinazione di chi non si arrende, di chi ha deciso di tenere duro. Il destino può comunque sfuggirti di mano. Puoi essere allontanato dai tuoi figli, da un giorno all’altro. E con altrettanta rapidità puoi essere licenziato. Per poi renderti conto che la tua colpa sta nella tua assenza, nel fatto di non aver saputo essere al posto giusto al momento giusto. È così che la tua bambina è rimasta incinta. Ed è sempre così che si è ritrovata abbandonata a se stessa, nel dolore, proprio quando tu le avevi promesso di rimanerle accanto. Dominique è un navigante fallito, che ha perso il senso dell’orientamento, che, mentre conduceva la barca, credeva di trovarsi da tutt’altra parte. Era convinto che la meta fosse vicina e raggiungibile, mentre invece questa rimaneva fuori dalla sua portata, al di là di un orizzonte lontanissimo. Le intemperie confondono la mente, fino a far scambiare per realtà quello che è solo un bellissimo sogno. Fino a distorcere la percezione che ognuno ha delle proprie possibilità. Questo racconto annega ogni idealismo nella prosa amara degli sconfitti, di quei combattenti che si illudono, che si innamorano della propria forza d’animo, coltivando una visione di sé esageratamente eroica, capace di grandi cose, soprattutto quando le circostanze sono avverse. La sfida si propone, allora, come un impeto da raccogliere al volo: il fortunale sembra spirare nella direzione giusta, viene allora naturale lasciarsi sollevare e mettersi a volare. È un errore commesso in buona fede pensare che ogni cambiamento venga solo per spronarci a crescere, per indirizzarci verso nuove scelte, altrimenti impensabili, e sicuramente vincenti. Il film di Samuel Collardey presenta la tenacia come un problema, un freno, una finta virtù che acceca; la si può considerare una particolare emanazione della debolezza, a cui reagisce con un ingenuo slancio di vitalità. Anche i piccoli inseguono le proprie velleità, ma il loro percorso è spesso un’avventura dai tratti puerili, che li vede procedere a tastoni, convinti che stentare  faccia parte del gioco, sia, anzi, un valore aggiunto alla conquista che li aspetta dietro l’angolo. Dominique vive di questa fiducia che si fa subito ebbrezza, e che per un po’ riesce, con futile allegria, a riempire i suoi giorni. La speranza può affacciarsi, alle coscienze dei semplici, come una nobile forma di trastullo: un passatempo che regala davvero la sensazione di poter mettere le mani sul mondo, per pacificarlo, per renderselo amico, per replicare dignitosamente ai suoi scherzi.  La frustrazione  che si converte, inutilmente, in sorriso è un gradevole antidoto al   buonismo preconfezionato di certi lieti fini: è un ottimismo che è costretto a fermarsi a riflettere, a riprendere fiato, a farsi assalire dal dubbio. E in questo modo si emoziona, ricorda, e racconta. Racconta le pericolose tentazioni in cui cade l’essere, quando non vuol prendere atto della propria solitudine.     

 

scena

Tempête (2015): scena

 

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