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La famiglia Fang

Regia di Jason Bateman vedi scheda film

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La recensione su La famiglia Fang

di mc 5
10 stelle

Ho visto il film ieri sera e dopo poche ore da questa assolutamentre sorprendente visione sono tanti i pensieri che si affastellano nella mia mente. Diciamo che questo film, pur senza avere i crismi del capolavoro e nonostante un andamento generale piuttosto trattenuto, mi ha trovato del tutto impreparato. Le schede lo qualificano con la voce "commedia" ma penso il termine sia decisamente poco adeguato. E non mi ci metto nemmeno ad individuarvi un genere, questo è un film tutto "caso a sè". E -mi ripeto- mi ha generato nel cervello (e ovviamente nel cuore) una ridda di pensieri da starci quasi male. Proverò, ma sarà arduo, a metterli in ordine. Affidando maggiori possibilità a me stesso nel commentarlo magari dopo una successiva visione. Subito una cosa: il film è delizioso e stimolante ma credo potrebbe essere un flop qui da noi, perchè il suo "modo" pop è un pò troppo ricercato per il pubblico bue da multisala che presumo lo troverà un po' troppo lento, verboso e inconcludente. Io invece -se ancora non si fosse capito- me ne sono teneramente innamorato. Cominciamo da Jason Bateman. Un attore che non è mai stato tra i miei preferiti, tipo che l'ho apprezzato in un recente thriller ma mi ha stancato in tante commediole e commediette piuttosto stereotipate/sciocchine in cui lui sembra quasi si compiaccia di un suo supposto talento comico che io invece trovo spesso forzato e anche vagamente narcisistico. E dunque tutto da lui mi sarei aspettato tranne che un film del genere. Così intelligente, raffinato, sfumato, delicato, sensibile (tanto sensibile). In cui lui oltretutto ha in pugno la situazione avendo diretto l'opera, il cui copione è tratto da un romanzo di tale Kevin Wilson. Ed è una vicenda talmente intrigante e -in un certo senso- talmente rivestita di senso "spettacolarmente teatrale" (non è facile da inquadrare, un simile soggetto, lode quindi a Bateman per aver scelto ciò che di sicuro non è banale) che genera nello spettatore interesse misto a voglia di farsi sorprendere, assieme ad una fruizione piacevolmente tra il letterario e il teatrale. Raffinatezza e intelligenza come antitesi della banalità pop. E -diciamolo forte- da un "quasi-divo-pop" non me lo aspettavo nel modo più assoluto. Bravo Jason!. E poi ci sono due cose che mi ronzano nel cervello, due cose che attengono a mie riflessioni e corde interiori strettamente personali ma che mi hanno "perforato" i sentimenti. Chi mi sta leggendo sa chi è Leo Bassi? per me Leo è il piu' grande artista-creativo-performer vivente e io che ho avuto la fortuna di assistere ad uno dei suoi epocali spettacoli qualche anno fa, proprio a lui ho pensato osservando sullo schermo certe "scene" surreali allestite tra la gente dalla Famiglia Fang. Sto parlando di "numeri" stuazionisti, di piccole tragedie improvvisate, di pazzesche simulazioni teatralmente allestite ma così realistiche e qualche volta esagitate da sembrare autentiche. Insomma una specie di circo-teatro-realtà che si rincorrono creando tensione e suggestione. QUESTO fa Leo Bassi nei suoi "numeri" e QUESTO fa (nel film, perchè NON è una storia vera!) la famiglia Fang. Ma c'è un'altra nota che potrebbe non sfuggire a chi come me è anzianotto e ancora ricorda il caso reale (in verità assai drammatico e macchiato d'orrore) dei coniugi (mi pare di Parma) che si chiamavano Carretta. Due persone -sposate- che sparirono improvvisamente dalla realtà e poi furono ritrovate morte e si appurò poi che il figlio (mente ottenebrata) li aveva massacrati e nascosti. Detto ciò, liberato mente e cuore da pensieri per me ingombranti, torniamo a questa originale e raffinata pellicola. I toni sono lievi ma intriganti, diciamo che il film appassiona chi ha buon gusto e non cerca l'effetto facile e immediato. Ma proprio per questa sua raffinatezza temo che il film passerà -nonostante un'efficace distribuzione nelle sale- molto velocemente dato lo scarso pop-appeal della pellicola. Il cast è davvero formidabile, affidato ad un gruppo d'attori che esibiscono un'attitudine (azzardo) da stand up comedians pur nell'attenersi ad una precisa sceneggiatura. Ma -questo è il punto- il film sviscera tematiche interessanti e rare circa un tema che mi affascina da sempre: il senso del recitare, il senso del mestiere e della vocazione dell'attore. Jason Bateman è molto bravo qui, anche se sparisce di fronte alla grinta di un Cristopher Walken. Nicole Kidman? una sorpresa assoluta. Diciamocelo, che la signora in questione era caduta in disgrazia dopo una serie di errori (anche personali, tipo scelte orribili di chirurgia plastica) ma questo film ce la restituisce decisamente rinnovata e pronta per una nuova impegnativa fase della sua carriera, davvero brava. Ma le stelle che mi hanno riscaldato il cuore sono altre. Sono due attrici americane che adoro, ancorchè da noi poco note. E curiosamente rivestono nel film lo stesso ruolo, quello di Camilla Fang in due età anagrafiche differenti. La Camilla giovane è la mia amatissima Kathryn Hahn che si vede solo in un piccolo cameo di pochi secondi, mentre quella che ha molto piu' ampio spazio è la bravissima e dolce Maryann Plunkett, un viso intenso e sensibile che colpisce (la Camilla da adulta).
Chiedo scusa per la prolissità ma quando un film mi prende, mi capita così.

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