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Lo chiamavano Jeeg Robot

Regia di Gabriele Mainetti vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Lo chiamavano Jeeg Robot

di ed wood
8 stelle

Una ventata d'aria fresca in un cine-panorama nazionale spesso ostaggio di commedie scontate e drammi enfatici, l'esordio di Mainetti convince e diverte, ponendosi a metà strada fra la farsa e il film supereroico tout-court. Certo, le due componenti, quella ironica e quella patetica, non sono mixate a dovere, andando ciascuna per la propria strada. E' un difetto non indifferente, che però si può perdonare, trattandosi pur sempre di un'opera prima: anche se l'amalgama non è dei migliori, tutti gli ingredienti sono comunque sfruttati in modo intelligente.

 
La parlata in romanesco è uno dei punti di forza del film, non solo per la vivacità dei dialoghi, ma anche per la capacità di creare un'atmosfera realistica, a metà fra il poliziottesco più truce e la commedia di costume (aggiornata all'era di youtube, degli smart-phone e dell'ossessione per la popolarità). Forse è la definizione di uno scenario fantapolitico terroristico (in realtà purtroppo non così lontana dalla realtà) a risultare un po' goffa e superficiale, ma ai fini dello spettacolo, dell'azione e della suspense risulta poco impattante. 
 
Ottima la definizione dei tre caratteri principali, affidati a tre interpretazioni positive (forse un po' troppo impostato Marinelli, talento cristallino dell'ultima generazione nostrana, che qui pare un po' troppo "studiato" nel suo virtuosismo istrionico). Forse la sotto-trama sentimentale fra Ceccotti e la ragazzina non brilla per originalità, ma d'altra parte tutto il film è infarcito volutamente di stereotipi, che da un lato Mainetti utilizza per far funzionare la macchina narrativa, dall'altro servono per auto-evidenziare il loro lampante e buffo stridore con il contesto (la borgata, l'incursione camorristica, il derby Roma-Lazio etc...tutte cose che coi Superman e coi manga c'entrano ben poco). 
 
Il super-anti-eroe di Santamaria è una specie di Babbo Bastardo di BB Thornton, con un briciolo di ingenuità e positività in più: delinque, guarda i porno 24 ore su 24, fuma mentre trangugia yogurt, è rozzo con le donne, ma ha un gran cuore e alla fine cercherà di sfruttare i suoi poteri magici per il bene comune. La ragazza (Ilenia Pastorelli) è dolce e sexy, una candida figura sacrificale che illumina ulteriormente un film già allegro di suo. Lo "zingaro" di Marinelli è invece un villain dal tocco glam, dandy, maniaco dell'igiene ed effeminato, che ci regala pure qualche momento musicale in odore di cult.
 
C'è qualche calo di ritmo nella parte centrale, per via di qualche scena gratuita (il montaggio alternato sul sicario sbranato dai cani, la goffa scena erotica, qualche tarantinismo di seconda mano, il salvataggio della bimba in macchina) che rischia di impantanare il racconto; invece l'ultima mezzora scioglie la briglia dell'inventiva, con un toccante monologo di Jeeg sulla sua adolescenza violenta, lo spettacolare video-selfie della mattanza dei napoletani e un finale mozzafiato, ben pensato (e ancor meglio girato) sia per la gestione degli spazi che per quella degli effetti speciali.
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