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The Neon Demon

Regia di Nicolas Winding Refn vedi scheda film

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La recensione su The Neon Demon

di Stanley42
stelle

Un indimenticabile viaggio nell’universo mortifero e depravato della moda. Refn raggiunge la totale stilizzazione narrativa ed una perfezione estetica sensazionale, attraverso una sovrastruttura visiva elegante e ricercatissima come fosse il perenne set di un fotografo di riviste patinate. Al centro di tutto una sola cosa, anzi l’unica: la bellezza

 

L’ultima fatica di Nicolas Winding Refn è un film assolutamente vuoto: non c’è niente da vedere, niente da osservare al di là della superficie. Nulla si cela dietro ad essa se non la vacuità più totale, che si fa sentire soprattutto nella prima metà del film, tutta incentrata sull’iniziazione di Jesse (la magnifica ed acerba Elle Fanning) al culto mortale della sua bellezza. Non ci sono neanche descrizioni né sviluppi, ma una minima e labile traccia narrativa che, minuto dopo minuto, si sfalda e si mostra per ciò che è realmente: il perfetto pretesto per consentire l’abbandono senza limiti all’esposizione di corpi perfetti, allo sfolgorio degli abiti, all’ipnotico luccichio dei brillanti e delle ciprie.

 

L’attenzione di Refn per ogni singolo dettaglio è maniacale: la foga gelida ed estetizzante, con cui il regista pone tutti i tasselli al loro posto, si avvale di espedienti fini a se stessi ma, mai come in questo caso, funzionali per permettere allo spettatore di comprendere le regole di un mondo circoscritto e chiuso, totalmente altro da quello reale: l’ambiente dell’alta moda. Un sistema isolato, votato alla venerazione di una bellezza effimera ed irraggiungibile che semplicemente “non è tutto, è l’unica cosa”. E che cosa è la bellezza se non una superficie, oltre la quale non c’è nulla? Per questo motivo, chi osa anche solo sperare che dietro di essa si celi un qualcosa di più sostanziale e significativo viene bandito, allontanato in modo tale da rimarcare ancora di più quella distanza dal mondo vero. Ma con lui si spegne anche la possibilità di una storia d’amore.

 

È con questa netta cesura che si apre la seconda metà del film in cui, attraverso una sequenza onirica e psichedelica, la presa di coscienza di Jesse diviene totale: l’accettazione della propria bellezza, di quel neon demon che alberga dentro di lei, la pone faccia a faccia con il proprio spirito pericoloso. Da qui in avanti il film si trasforma in una escalation di vizio, aberrazione ed abominio. Refn porta all’eccesso tutto ciò che fino a quel momento aveva taciuto, tramite uno spregiudicato utilizzo dell’esplicito: se la superficie è l’unica verità che nulla nasconde, allora l’immagine può e deve mostrarsi in tutta la sua inequivocabile evidenza. Tutto diventa esplicito, dalle simbologie ai ruoli dei personaggi, che svelano una necrofilia intrinseca ad ogni oggetto o persona.

 

Altrettanto espliciti sono i rimandi ad altri grandi cineasti: Lynch, Cronenberg, Polanski, Bava, Argento, Bunuel, tutto finisce nel grande vortice del cinema di Refn che riesce a rielaborare in maniera sapiente ognuna delle sue ispirazioni. Un male singolare sembra affliggere The neon demon: la bellezza delle immagini proposte è uguale al senso di malessere che esse procurano. All’innegabile piacere iniziale della visione si affianca un crescente senso di nausea e repulsione, in uno spasmodico ed asfissiante cortocircuito che sfida la resistenza anche dello spettatore più preparato. Eppure, proprio questo è uno dei valori aggiunti del film: la miscela esplosiva di attrazione e raccapriccio, che ogni sequenza riesce a generare.

 

La tecnica di Refn è sopraffina nell’esaltare la forza espressiva della settima arte e di esercitare un dominio sensoriale completo sullo spettatore, attraverso l’opulenza e la sontuosità della forma e dell’immagine. Un plauso speciale va anche alla bravura degli interpreti: Elle Fanning è perfetta nel suo essere al contempo angelo e strega, Jena Malone offre un’interpretazione sofferta e sofferente del proprio personaggio mentre la bellissima Abbey Lee è semplicemente sempre più inquietante ad ogni nuova apparizione (merito anche degli straordinari occhi: glaciali, quasi vitrei).

The neon demon è un film vanitoso e provocatorio quanto il suo autore, cinema liminare e di confine. Inutile, ma profondamente necessario.

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