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Lion - La strada verso casa

Regia di Garth Davis vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Lion - La strada verso casa

di ethan
5 stelle

In uno sperduto centro dell'India l'adolescente Guddu (Abishek Bharate) e il fratello minore Saroo (Sunny Pawar) 'aiutano' la madre raccoglitrice di pietre, che deve anche accudire una sorellina più piccola, con dei furtarelli di carbone dai treni o rubando cibo dai templi. Saroo, seguendo il fratello di notte, si addormenta su un vagone di un treno e, al risveglio, si ritrova nel caos di Calcutta, lontano migliaia di km dal suo paese d'origine. Inizia per lui, che non ricorda il nome della località dove abita, un'interminabile odissea che si concluderà con l'adozione da parte di una benestante coppia di australiani, Sue (Nicole Kidman) e John (David Wenham), che vive a Hobart, in Tasmania. Dopo un'iniziale diffidenza Saroo si ambienterà completamente, al contrario del fratello adottivo Mantosh (Divian Ladwa), dalle tendenze autolesioniste, ma sentirà forte il bisogno di andare alla ricerca delle proprie origini.

E' incredibile come i film tratti o basati su storie vere diano luogo, nella maggior parte dei casi, ad una così alta percentuale di opere dall'esito infelice: non sfugge da tale casistica 'Lion' - coproduzione totalmente anglosassone, tra USA, Regno Unito ed Australia - che, se durasse fino al momento dell'adozione sarebbe anche un buon film o, nella peggiore delle ipotesi, un esemplare mediometraggio ma sfortunatamente ha anche un seguito! 

Se nella prima parte il ritmo è spedito e la storia - incentrata sulle vicissitudini del giovane protagonista Saroo - è trascinante nel suo incedere imperterrito nel narrare la sequela di fatti sfortunati che lo colpiscono, costruita dal regista australiano Garth Davis, al debutto, facendo uso di pochi ma incisivi dialoghi e sequenze tutte azioni in cui 'il nostro eroe' si trova immerso prima nel maestoso paesaggio indiano e poi circondato dall'immensa e tentacolare metropoli, da quando la narrazione viene trasposta nella terra di adozione, tutto si affloscia, i tempi diventano dilatati e si assiste a tutti i luoghi comuni del film 'buonista' ad ogni costo, con genitori che hanno voluto figli adottivi perchè - udite, udite - come osa proferire Nicole Kidman, che sembra reduce da una seduta da Edward mani di forbici, la frase-scult: ''Nel mondo siamo già in troppi'', con Saroo (Dev Patel) che, una volta cresciuto, è un figlio modello - in contrapposizione a Mantosh, dal temperamento solitario e ribelle - ha un bel lavoro, le amicizie giuste e una ragazza carina (Rooney Mara, superflua all'economia del film). Un giorno si risveglia in lui la necessità di conoscere le proprie origini, ma il tutto è raccontato in modo troppo meccanico  e telefonato per essere davvero appassionante, come una storia incredibile solo a pensarla avrebbe potuto essere.

Finale prevedibile, tranne per il colpo di scena che rivela, infine, l'origine del titolo del film.

Il film, Dev Patel, Nicole Kidman (non protagonisti) e la colonna sonora hanno ottenuto tutti una candidatura ai Globi d'Oro e, viste le ultime annate, 'temo' che potrebbero tramutarsi in altrettante agli Oscar, solitamente interessati a storie edificanti come questa, ma il viso che rimane indelebile nella memoria è quello spaesato ed espressivo dello sconosciuto Sunny Pawar.

Voto: 5,5.

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