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L'uomo che visse nel futuro

Regia di George Pal vedi scheda film

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La recensione su L'uomo che visse nel futuro

di champagne1
7 stelle

Sta per scorgere l'alba di un nuovo secolo: il 31 dicembre 1899 George, un inventore, convoca gli amici a cena con l'intento di dimostrare loro che è possibile inviare un piccolo oggetto nel futuro usando un prototipo minuscolo della sua più recente invenzione: la macchina del tempo. Di fronte alla titubanza degli amici, al loro ritorno a casa, in preda ad una morbosa curiosità, decide di compiere l'esperimento direttamente su se stesso ...

 

 

George Pal, grande appassionato dei romanzi di H.G. Wells, decide di mettere in scena l'antica sfida del rapporto dell'Uomo con il Tempo. C'è tutto lo spirito dell'epoca di Wells in questa storia, la pretesa positivista di risolvere qualunque quesito e problema con la Scienza, associata con l'assunto liberale dell'individuo che rompe le convenzioni e insiste caparbiamente sulla sua strada, anche a costo di compromettere la sua vita.

Il corso del tempo è illustrato un po'ingenuamente come una dimensione fisica, una sorta di via da percorrere in linea retta, con gli anni che si succedono come i kilometri nel display di un'auto.

Ma Pal sa interpretare e rendere intrigante quella visione intimamente pessimistica del corso della storia, con gli uomini che non imparano mai nulla dall'esperienza (come George apprende dalle sue soste "temporanee" sotto le bombe nel 1917, nel 1944 e in un anno imprecisato, ma individuabile fra gli anni '60 e '70, in occasione delle "tre" Guerre Mondiali, sempre più distruttive)  e che si evidenzia nella metaforica scena dei libri ridotti in polvere. Fino all'approdo nel remoto futuro in cui il protagonista, dopo essersi compiaciuto di ritrovarsi in una sorta di riproduzione del biblico Eden, si rende conto alla fine del vero volto di quella società apparentemente felice che invece nasconde una condizione così atroce da non essere concepibile.

 

In questo Pal anticipa tutti quei film tipici del periodo successivo di fantascienza distopica e ucronica, in cui attraverso scenari sempre più cupi e realistici si manifesta la denuncia dei mali dell'umanità, a cui nè il Tempo né evidentemente lo Spazio sono in gradi di mettere argine.

 

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