Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
Se il cast di alcuni film fosse composto da, diciamo 30 attori, il regista avrebbe bisogno, per girarli a dovere, di 90 litri di sangue: 3 litri per ogni attore. Da spargere e spruzzare su pavimenti, pareti e oggetti vari. Altrimenti si corre il rischio di perdersi lo spettatore per strada, e questo sarebbe certo un male, ma non per lo spettatore. C'è anche chi nel liquido rosso ci fa una continua doccia per tutta la durata del tormentone di 3 ore, la malcapitata unica donna impegnata a recitare. Ora, la mia critica non farà piacere ai cosiddetti Tarantiniani, di cui in fondo faccio anche parte, fin da quando ho apprezzato altre opere più riuscite del regista americano come Pulp fiction o Kill Bill. Ma forse il mio rigetto per questi tipi di film è dovuto al fatto che mi ricordano in modo troppo diretto la vera essenza della cultura americana, basata su un instrumento che ammazza qualsiasi essere vivente che si muova, al dispetto di ogni avvertimento, in modo troppo brusco. Il revolver dovrebbe entrare di diritto nei vari simboli della bandiera americana, dal momento che il suo popolo ne ha fatto un uso febbrile dal primo secondo della sua storia fino ad oggi. Nel film c'è chi ne ha uno solo, chi invece rientra nella media con due esemplari, e c'è chi ne ha addirittura un terzo nascosto sotto il tavolo. Spara bene chi spara ultimo. Ma, si obbietterà: è solo un film! Daccordo. Un film giallo? No. Un film western? No. Un film thriller? Neanche. È un Tarantino e basta. Ma non uno di quelli che entrerà di prepotenza nella storia del Cinema e che raggiunge la sufficienza grazie a un ottima regia, come sempre, ottimi attori, e soprattutto grazie a quel tocco di genialità di un vero grande del Cinema, purtroppo scomparso proprio in questi giorni in cui scrivo: Ennio Morricone.
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