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Revenant - Redivivo

Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film

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La recensione su Revenant - Redivivo

di Donapinto
8 stelle

Sempre affascinanti i western ambientati sulla neve, anche se mi risulta che non ne siano stati prodotti un gran numero. Così' su due piedi, mi vengono solo in mente il bel spaghetti-western di Sergio Corbucci IL GRANDE SILENZIO, e lo spettacolare ma superficiale SFIDA A WHITE BUFALO di Jack Lee Thompson. REVENANT, tratto dall'omonimo romanzo di Michael Punke, porta l'insolita e inconsueta filma di quel Alejandro G. Inarritu, già regista della famosa trilogia della morte (AMORES PERROS, 21 GRAMMI, BABEL). Il testo letterario in questione, era già' stato tradotto in immagini nel 1971 in pieno periodo di western revisionista, con il bel UOMO BIANCO VA COL TUO DIO, diretto da Richard C. Sarafian e interpretato da Richard Harris e John Houston, con il film che sia apriva con le affascinanti e spettacolari immagini di un battello di legno trainato da cavalli sulla terraferma. Nell'opera di Inarritu, Harris e Houston sono sostituiti rispettivamente da Leonardo Di Caprio, probabilmente nella sua migliore interpretazione, e dal britannico Tom Hardy che non gli è assolutamente da meno, anzi...Ma il vero protagonista di questa pellicola dal fortissimo impatto epico e visivo, sono gli strepitosi paesaggi naturali di una straordinaria bellezza estetica e crepuscolare da mandare in estasi, ma che al tempo stesso ci descrivono una natura che sa essere crudele e spietata. Inarritu gira all'inizio in Canada (Columbia Britannica), per poi a causa dell'arrivo della primavera e il conseguente scioglimento dei ghiacci, trasferire l'intera troupe e il cast in Patagonia per concludere le riprese. Oltre alla bellissima fotografia, il regista ci delizia con sequenze oniriche di raffinata eleganza e maestria. Nei sogni e nelle allucinazioni del protagonista compaiono addirittura, correggetemi se sbaglio, le rovine di una chiesa ortodossa. Aspre e crudissime le scene di selvaggia violenza e sopravvivenza, come l'attacco indiano ai cacciatori di pelli a inizio pellicola, quando Di Caprio viene aggredito dall'orso, o quando per non morire assiderato, lo stesso Di Caprio apre la carcassa di un cavallo, svuotarlo delle sue interiora per trovarvi rifugio e calore. Si nutre di quello che resta di un piccolo di bisonte precedentemente sbranato vivo da un'orda di lupi affamati. A concludere un duello all'ultimo sangue (e' proprio il caso di dirlo) e all'arma bianca fra Di Caprio e Hardy.      Voto 8.

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