Regia di Elia Kazan vedi scheda film
Un saluto per Kazan al cinema e nella maniera più giusta e singolarmente più costruita, sensibile ad un gusto più sofisticato e meno consueto per il regista, e già la scelta di Harold Pinter ce lo faceva presagire. Il film è tratto dal romanzo incompiuto di Francis Scott Fitzgerald, certamente si intuisce il legamento fra storia sentimentale ed ambiente, e la costruzione alle volte può apparire artificiosa, ma diciamo che la delicatezza del tocco e il porgere discreto dell'interpretazione di De Niro annulla la letterarietà che proviene da Fitzgerald. La dimostrazione descritta da Monroe per evocare il “fare cinema” è bellissima e la ripetizione finale ancora di più. Più che mai avvincente il panorama di back stage a cui assistiamo che non raggiunge mai i luoghi comuni, ma ci fa avventurare con mano sottile e precisa verso un mondo dove il gusto, la precisione i capricci contribuiscono o possono contribuire a costruire un'opera d'arte. Problemi produttivi, guadagni enormi, giochi sottili di produzione, che deve stare in equilibrio fra qualità e partita doppia e che deve fare affidamento solo sulla persona giusta, che dedica la sua vita ad un progetto come questo, e quando questa dedizione viene a mancare, per ragioni personali, crolla la fiducia e l'affidabilità. La scelta stessa degli attori ha di per sé il significato intrinseco, De Niro che rappresenta la modernità e Mitchum che è il cinema del passato e stupisce che Kazan sia stato forte, come Ulisse legato per timore delle sirene, a non cadere nel fattore nostalgia, ma a sostenere il fattore modernità. Kazan introduce anche l'argomento che lo ha reso scomodo nel dopo maccartismo come quello del comunismo: essendo l'azione ancora distante da quel periodo ne fa sentire una traccia che lievemente influirà nell'avvelenare l'atmosfera. “ non tutti sono veri comunisti, alcuni sono buffoni e fra questi anche finocchi”. Da regista, Kazan, fa vedere il potere del produttore, che è sempre dietro le quinte, riducendo spesso l'operato dei registi a solo lavoro di manichini, e che solo registi di spiccata personalità e qualità possono imporre le condizioni di un film. La scelta del cast è stata meticolosa ed efficace, facendo eccezione per la presenza di Ingrid Boulting nel ruolo clou del film e che a poco a che vedere con il personaggio, ed è forse la nota di demerito di tutta l'operazione, che ha penalizzato non poco il personaggio esposto. Intelligente il finale che coincide con il non finale del romanzo, perché in fondo ..si fa cinema .. o no..?
un romanzo, un film le cose vanno distinte giustamente, ma il significato è unico
ultima e grande regia
un'interpretazione fomidabile, qunado De Niro amava il cinema
perfetta e insuperabile hnel ruol.o dell'attrice diva
simbolo e personaggio importante
dimentichevole
partecipazione sentita e sanguigna
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