Regia di Elia Kazan vedi scheda film
A capo di uno studio hollywoodiano c'è il geniale Monroe Stahr. Sono gli anni '30. La concorrenza è spietata e Stahr perde colpi innamorandosi di una ragazza che finisce per abbandonarlo. Presto per lui arriva il declino anche sul piano professionale.
Nella sua eccezionale carriera Robert De Niro ha sostenuto tanti grandi ruoli dimostrando una versatilità fuori dal comune: indubbiamente quella di Monroe Stahr ne Gli ultimi fuochi è una delle parti più memorabili a lui affidate, ma non sarebbe altrettanto giusto sostenere che se l’è cavata grandiosamente. Si intende dire qui che la sua espressione sardonica può funzionare per il produttore strafottente e vincente, ma nelle scene romantiche – che occupano una buona metà del film, sbrodolando la trama e al contempo trascinando la durata della pellicola fino alle due ore di lunghezza –, nelle quali Stahr esce peraltro sconfitto, risulta quantomeno inquietante. Le basi per il capolavoro ci sarebbero tutte, e fondamentalmente Gli ultimi fuochi è comunque un ottimo film: la regia di Elia Kazan, qui all’ultimo titolo di un’esemplare filmografia trentennale; le partecipazioni in ruoli più o meno importanti di Robert Mitchum, Jack Nicholson, Jeanne Moreau, Donald Pleasence, Tony Curtis, John Carradine e Anjelica Houston; la sceneggiatura del futuro Nobel per la letteratura, Harold Pinter, che prende spunto dall’omonimo romanzo (incompiuto) di Francis Scott Fitzgerald, e naturalmente non va tralasciata la dimensione metacinematografica dell’opera, sospesa fra nostalgia e necessità di dimenticare per andare oltre. I limiti principali vanno indicati nella suddetta sottotrama sentimentale che abbassa di soppiatto il tenore di un film essenzialmente spietato, gelido nel suo incedere cronachistico alla riscoperta dei miti e degli intrighi della Hollywood che fu; e nell’abbondare di dialoghi che mal si accosta alla scelta di ridurre al minimo indispensabile le musiche, rendendo in un certo qual modo il film in gran parte ‘sordo’. Nota di merito invece per il finale, perfino crudele, come poteva soltanto essere per rimanere coerente con il resto della trama. 7/10.
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