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Come ti rovino le vacanze

Regia di John Francis Daley, Jonathan Goldstein vedi scheda film

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La recensione su Come ti rovino le vacanze

di mc 5
5 stelle

Davvero non so che dire. So solo che mi sento preso in mezzo da un classico caso di "Guilty pleasure", termine col quale i cinefili indicano lo stato di chi si abbandona al divertimento ignorando che si tratta di una sciocchezza (il film che sta vedendo o ha visto) ma che poi si risvegliano i sensi di colpa. Questo è il caso. Un film modestissimo ma che cattura la risata dello spettatore con espedienti infallibili ancorchè volgarozzi e decisamente stupidini. E -ma vorrei riprendere più avanti questa considerazione basilare- soprattutto umorismo TROPPO americano per noi europei. Film infarcito di stereotipi, di battute irresistibili quanto di grana grossa. Però non è da buttare, anzi gli elementi accattivanti sono parecchi. Partiamo dal commento sonoro, sfavillante e brillantissimo, affidato peraltro ad un "mago" come Mark Mothersbaugh, già celebre componente del mitico gruppo dei DEVO. Poi la fotografia, che riprende con maestria certi paesaggi americani mozzafiato, con vedute di canyon e panorami rocciosi e lacustri davvero stupendi. E ancora uno sciorinare infinito di cammei e guest stars di cui però riferirò più avanti. I personaggi sono scritti in sede di sceneggiatura spesso con una mano sola, lasciando che tutto vada avanti in automatico. Quindi senza guizzi e con poche idee, e quelle poche dirette alla pancia dello spettatore di bocca buona (quale poi è quello che in questo agosto cerca refrigerio in una multisala). La storia è banale, quella di un Fantozzi (pilota di una piccola compagnia aerea) che decide di regalare alla moglie e ai due pargoletti una vacanza che per lui è il massimo dell'avventura: il parco di Walley World in California. E per arrivarci la famigliola attraversa un bel pezzo d'America, scontrandosi con sfighe d'ogni sorta che diventano poi il cuore del film, in un su e giù di situazioni tra il "carino" e lo sbracato-volgare. Naturalmente finale con pensierino buonista. Il cast. Ed Helms (già protagonista della saga -per me repellente- di Una Notte Da Leoni) è bravo e misurato, perfettamente in parte, e stessa cosa va detta per la moglie Christina Applegate, anche lei perfetta nel ruolo. E poi via! che si aprano le porte degli ospiti! Ce ne sono a decine, ripescati un po' da dovunque. Innanzitutto la coppia Chevy Chase (lui nonostante la pinguedine se la cava più che bene, lo spirito è sempre quello) e Beverly D'Angelo (lei fa pena con quel volto piallato da non so quante liposuzioni e iniezioni botuliniche, ecchecazzo rassegnarsi ad invecchiare!!). Poi un auto-ironicissimo Chris Hamsworth col pene a penzoloni e una Leslie Mann che sappiamo (lo sappiamo?) essere compagna di vita del mio odiatissimo Judd Apatow. Ma in mezzo a queste super ospitate rischia di passare inosservato il brevissimo cammeo di Michael Pena, volto notissimo di Hollywood di origine messicana, che io trovo sempre bravissimo, anche qui in una particina minima. Okay, la recensione è completata. Ma c'è una cosa che non posso esimermi dal dire. Posto che ovviamente si va a gusti personali, per alcuni se il film fa ridere basta, missione compiuta e tutti a casa felici, per altri resta il fatto che il peso specifico di un'operina come questa è davvero irrisorio. Ma comunque la si pensi, io tengo a dire una cosa che vale per tutto il cinema comico americano: si tratta di una comicità legata in modo strettissimo ad una cultura, a dei costumi, a degli stili di vita, che non ci appartengono, troppo distanti dalle vite e dagli sguardi di noi europei.

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