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L'ultima minaccia

Regia di Richard Brooks vedi scheda film

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La recensione su L'ultima minaccia

di Baliverna
8 stelle

E' un vigoroso inno al ruolo buono che deve - o dovrebbe - avere la stampa nella società moderna. Se i film più tardi di Richard Brooks mi disturbano un po' per la loro amarezza e il loro cinismo, questo soffre se mai dell'eccesso opposto (se di eccesso si tratta). E' infatti un film molto idealista e quasi ingenuo nel suo ottimismo su come dovrebbe comportarsi un quotidiano nei rapporti con la verità e il potere. Ciò è vero tanto più oggi, quando i quotidiani sono quasi tutti armi in mano a potentati economici, che li usano per fare i loro interessi. Se però guardiamo il tutto sotto la luce di un modello da seguire, o di un ideale da tentare da mettere in pratica, allora si può perdonare al film il suo idealismo.
Il protagonista, un ottimo Humphrey Bogart, è il direttore di questo giornale. La sua linea editoriale è dire sempre la verità, rifiutare i compromessi con i politici, e ancor più respingere qualunque protezione o connivenza con la malavita. E' un uomo fermo e forte, che sa mettere a rischio tutto pur di non venir meno ai suoi principi. La sua sfacciataggine nel perseguirli, oltre a dargli diverse noie, gli permettono alla fine tuttavia di risolvere i gravi problemi della redazione e pure quelli della sua vita privata. Questa, infatti, è strettamente intrecciata con quella lavorativa: un divorzio alle spalle da una donna che continua ad amare, la quale pare se ne sia andata proprio per il suo non essere mai a casa. Quanto a questo, benché il film sia essenzialmente un elogio alla stampa - quella onesta - esso non manca di mettere in luce i lati negativi e le sofferenze di questa professione, come il tanto lavoro a tutte le ore.
Di film di quel periodo che parlano della voracità e del cinismo dei giornalisti non ne mancano proprio, e neppure credo che esagerino. Questo di Brooks, invece, più che contraddirli, sembra tracciare un altro cammino, per far capire quanto bene possa fare un giornale quando non è un organo di propaganda o una macchina per fare quattrini. Se una testata è al servizio della verità e della giustizia, allora può contribuire al bene comune. Il coraggio del direttore nel denunciare i crimini del boss della mala sconfigge in un colpo tutto il potere coercitivo, intimidatorio, e ricattatorio di quest'ultimo. Spesso il male può diffondersi e prosperare proprio per la pavidità di molti quando si tratta di denunciarlo o di smascherarlo, sia sui media che nella vita privata.
E' un film veloce e vigoroso, pieno di personaggi e situazioni, buon esempio di cinema civile. Impossibile annoiarsi. Nella parte della ex-moglie troviamo Kim Hunter, la June di "Scala al paradiso".

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