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Sicario

Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film

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La recensione su Sicario

di munnyedwards
8 stelle

 

Trasferisciti in una città piccola, dove le leggi hanno ancora un senso. Qui non sopravviverai: non sei un lupo e questa è una terra di lupi, ormai”

 

locandina

Sicario (2015): locandina

 

Lo scenario si presenta alieno, distese irregolari di arida terra, la vastità di un deserto che appare senza fine solcato da linee contorte a segnare un percorso senza logica, poi di colpo l’ordine solo illusorio di piccoli agglomerati urbani che mostrano una parvenza di legalità, il riflesso distorto di un senso compiuto, ma è pura fantasia, nella zona di confine tra Stati Uniti e Messico la legge non esiste e il crimine dilaga nell’abisso di un’amoralità che non ha limiti.

L’orrore si cela dietro muri di cartongesso che nascondono corpi mutilati e occultati, corpi appesi per le strade di Juàrez come monito per tutti, yankee o rurales, i signori del narcotraffico non temono nessuno, l’uomo si compra o si uccide da una parte o dall’altra del territorio, il mostro criminale non si pone confini perché non può essere fermato ma solo “controllato”, indirizzato verso uno status che ne amministri l’espansione nefasta, come un virus che non si può debellare ma solo tenere sotto stretta sorveglianza.

 

Emily Blunt

Sicario (2015): Emily Blunt

 

Josh Brolin

Sicario (2015): Josh Brolin

 

Quando Kate Macer (Blunt) si unisce alla squadra guidata dall’agente governativo Matt Graver (Brolin) non ha la più pallida idea di cosa si troverà di fronte, la sua visione da agente operativo dell’F.B.I. non può che essere limitata, una prospettiva superata e inadeguata, non tiene conto delle variabili infinite che si agitano nel buio, non considera che per tagliare le teste del narcotraffico bisogna agire su un campo da gioco senza regole, non ci sono buoni e cattivi, non esiste il poliziotto e il criminale, il bianco e il nero, la legalità è una bugia di facciata da servire ai notiziari della sera.

Kate come Alice entra nella tana del bianconiglio e ci trova lo sguardo tristemente folle di Alejandro, macchina di morte che non si inceppa mai, rullo compressore che vive nell’orrore che domina il suo universo interiore, un orrore che il “sicario” sputa fuori con dirompente efficacia, al servizio di una causa “giusta” che in realtà non è altro che una scusa per sprigionare la sua famelica ossessione vendicativa.

 

Emily Blunt

Sicario (2015): Emily Blunt

 

Benicio Del Toro

Sicario (2015): Benicio Del Toro

 

Denis Villenevue si inserisce con il suo film nel solco Manniano delle crime-story dalla solida essenza estetica, una rappresentazione rigorosa e potente che si pone come sintesi tra vecchio e nuovo, tra classico e moderno, Sicario è un film che unisce sapientemente momenti di puro action-movie ad altri dove la tensione narrativa si alimenta di sguardi e di pause, di colori saturi e di musica opprimente e ossessiva, un opera dove risalta la forma della messa in scena e la tecnica di fuoriclasse come Roger Deakins, la cui fotografia non può che essere un valore aggiunto.

Il regista di Prisoners continua il suo percorso autoriale navigando nelle acque sempre accoglienti del genere, si inserisce in un contesto definito che muta adattandolo alle sue esigenze, omaggia i maestri senza rinunciare alla sua personale visione artistica.

Ben assistito dalla buona sceneggiatura di Taylor Sheridan ci presenta questo viaggio maledetto dove la morale stuprata soccombe alla dirompente necessità di una amoralità dilagante, dove lo sguardo spaesato di Emily Blunt si specchia in quello spaventoso di Benicio Del Toro o in quello sardonico e cupo di Josh Brolin, un tridente di attori ben calati nella parte che danno vita a tre personaggi che lasciano il segno, tre figure che si muovono seguendo un percorso contorto che amplifica la dimensione "noir" del film.

 

scena

Sicario (2015): scena

 

Sicario è un film che mantiene tutte le promesse, che soddisfa gli amanti del genere con la sua essenziale e curata messa in scena, che pone domande scomode lasciando allo spettatore il compito di trovare risposte, ammesso che queste ci siano, ammesso che si possa trovare un senso in un affresco criminale che si pone come indecifrabile riflesso di una realtà sociale malata e senza speranza.

Chiudo rendendo il giusto omaggio alla gigantesca e sofferta prova attoriale di Benicio del Toro, il suo Alejandro è un figura sfuggente che spaventa e affascina, che genera ribrezzo e ammirazione, che ci confonde lasciandoci senza appigli, un animale selvaggio che si muove spietato nella savana criminale, un mostro tra i mostri, un uomo ormai perduto aggrappato alla sua ossessione, un lupo tra i lupi che brama il sangue come unico antidoto alla sofferenza.

Voto: 8

 

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