Regia di Dario Argento vedi scheda film
Il primo lungometraggio di Dario Argento è la pellicola che indica definitivamente le coordinate di quello che verrà successivamente definito “thriller all’italiana”. In particolare, la rivoluzione argentiana risiede nelle caratteristiche stilistiche del film: ambientazioni metropolitane che sostituiscono quelle del filone gotico fino a quel momento in voga, l’uso della soggettiva dell’assassino con la quale permettere l’identificazione da parte dello spettatore durante le scene di omicidio, l’attenta organizzazione della “composizione” di ognuno dei delitti messi in scena. L’uccello dalle piume di cristallo prosegue quindi in un certo modo quell’estetica della morte che già avevamo assaporato con i gialli di Bava (dai quali Argento prenderà più di uno spunto), rendendo una volta per tutte l’assassino il vero protagonista del film e consacrandolo definitivamente - come scrive Paolo Fazzini nel suo “Gli artigiani dell’orrore” - “presenza costante, nera e minacciosa, sorta di Uomo Nero contemporaneo che assedia le vite nella metropoli”.
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