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A Bigger Splash

Regia di Luca Guadagnino vedi scheda film

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La recensione su A Bigger Splash

di mc 5
4 stelle

Drammatico, thriller, commedia....nei volantini questo bizzarro film viene etichettato in qualunque modo, tutti sbagliati. Forse c'ha azzeccato il solito impeccabile Film TV classificandolo come "grottesco". Io, trovandolo non poco controverso, avevo pensato ad una seconda ulteriore visione (mi capita a volte, dopo una prima destinata a rimanere irrisolta) ma poi ho rinunciato all'idea di rivedere un film che mi era parso tutto sommato brutto. Sì perchè quest'opera dominata da un'aura grottesca si presenta ben poco appetibile, sprofondata in un'idea di cinema di cui è arduo afferrare un senso compiuto. Luco Guadagnino pare girare un film pensando solo a se' stesso e al proprio ombelico, as usual, salvo esprimere -dopo il flop annunciato- di essere un artista incompreso. Ettecredo, sticazzi (chiedo scusa per la caduta di stile). Il fatto che l'opera non sia per nulla ruffiana teoricamente potrebbe segnarne un punto a favore (capirai: il regista "ha osato"o "ha avuto coraggio" o anche "è una sfida alle regole").No. Nulla di tutto questo. In defintiva un thriller che monta vagamente ansiogeno tra le paturnie assortite (e spesso insopportabili) di un manipolo di personaggi che non si capisce bene che vanno cercando, tanto la scrittura dei ruoli è "arty" e forzatamente sopra le righe. Guadagnino è ispirato dalla costante ricerca di una pretenziosità che risulta vana, di una autorialità che si rivela inutile e sbagliata. Dicevo di un thriller in crescendo, ma che si sgonfia come un pallone bucato evolvendo in un finale tra il farsesco e il grottesco che legittimerebbe la richiesta del rimborso del biglietto. Che poi, quel che più irrita è che il film in sè non sarebbe poi neanche brutto se non affondasse in questa vaga pretenziosità inseguita come una chimera e che approda poi allo "scherzo" finale (il quale -è bene dirlo subito- non coincide con un colpo di scena ma con uno scivolone incomprensibile nel copione). La storia prende le mosse da quello che nel suo piccolo è un genere già più volte esplorato dal cinema: il divo (o i divi) americani in vacanza in Italia (spesso a Roma, questa volta a Pantelleria). E devo dire che (almeno in questo caso) non è che siano granchè simpatici, anzi sono tutti una manica di cazzoni, ognuno più sgangherato dell'altro, quel genere di artisti che volentieri destineresti ad asfaltare le autostrade, così risolverebbero le proprie pippe mentali. Tra il sottoscritto e tutti i personaggi del film, empatia dunque prossima allo zero. Caratteri scritti in sceneggiatura con alto tasso di improbabilità (idem per gran parte dei dialoghi). Questi quattro bellimbusti fanno insomma a gara a chi è più stronzo/a. Sia come da copione sia nell'effetto artistico che lo spettatore ne recepisce. Un mix di thriller grottesco e di disagio psicologico che mette -appunto- a disagio anche il pubblico. C'è il tradimento che si aggiunge al tradimento, evolvendo fatalmente in vendetta, a suggellare una serie di frustrazioni e di segreti che non potendo ahimè poggiare su una sceneggiatura "seria" alla fine naufragano nell'improbabile. Neanche il cast mi ha soddisfatto. Potenziale riunione di divi hollywoodiani che alla fine rendono poco e male, colpa più della scrittura che degli attori. Anche se poi -e qui si va a gusti personali- nessuno dei quattro mi stava già da prima granchè simpatico. Ma prima di scendere nel dettaglio, se permettete, mi pongo una domanda magari anche idiota: ma come fa un quasi novizio come Guadagnino a mettere su un cast all stars come questo? Chi glieli dà i soldi? O almeno: come mai gode presso le produzioni di tanto credito? Vabbè era una domanda "passeggera"....Anyway, Ralph Finnies acclamata star quanto volete ma molto ondivago come scelte artistiche e comunque qua non mi è piaciuto. Matthias dal cognome inaffrontabile: boh che dire, è silenzioso e taciturno e non si capisce che carattere abbia. Dakota Johnson è carina da morire ma inespressiva alquanto. Non ci sono parole per descrivere Corrado Guzzanti (sì, proprio lui!!) che è un'apoteosi del nonsense, davvero un mistero assoluto incastrato nel finale del film in una chiave (non si capisce se volutamente o no) assolutamente demenziale. E per finire il piatto forte del film. Una Tilda Swinton sempre in ambasce, mai pacificata. E lasciatemi fare un outing su di lei. So perfettamente quanto è brava e soprattutto quanto essa sia icona assoluta di una cultura e di un cinema "alti", quasi una intoccabile per molti intellettuali...ma -ciò detto- non posso nascondere che non mi è mai piaciuta. E anche qui l'ho trovata ancor più antipatica del solito, nel ruolo -per lei decisamente improbabile- di una rockstar in vacanza. E infine, datemi pure del maschilista pessimo, ma davvero una donna così potrebbe nella realtà scatenare tanta incontenibile carnale passione?

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