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American Sniper

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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La recensione su American Sniper

di EightAndHalf
7 stelle

No, Clint Eastwood non sembra aver visto la più grande scena della storia del cinema con protagonista invisibile un cecchino, quel finale di Full Metal Jacket che ancora rende palpabile il nulla dietro la violenza. Non sembra aver visto nemmeno l'apologo freddo e spiazzante di Kathryn Bigelow in Zero Dark Thirty, con quel guardare il cadavere di Bin Laden freddamente senza alcuna possibilità di catarsi. Clint Eastwood ha visto semplicemente il titolo che spetta a Chris Kyle, quello di "cecchino più letale della storia d'America", quello che uccise intorno a 161 uomini in quattro spedizioni in Iraq, terra distrutta e incendiata di animali - pecore, lupi, cani da pastore - e di poche persone, selvaggi e uomini che si dicono d'onore, e non socchiudono orripilati gli occhi di fronte all'uccisione di un bambino. Eastwood ha visto solo questo, e ha guardato all'uomo dietro quell'etichetta, in nome di quell'individualismo (quello sì tutto americano) con cui cerca di mostrare sotto tutti i punti di vista l'anima dei suoi protagonisti (J. Edgar, Matt Damon in Hereafter). L'urlo della battaglia ci viene ripresentato da Eastwood con violenza e realismo, ma può il realismo davvero esistere? Ebbene, American Sniper è un film realista, e in questo senso il suo intento, il suo antimilitarismo, la sua mancanza di presa di posizione a favore o contro (se è un film schierato, è schierato dalla parte umana del protagonista), tutte le qualità intrinseche sono state travisate dalla critica, e incomprese, nella maggior parte dei casi. In American Sniper non c'è propaganda, molte vocine scorrono per tutta la durata della pellicola ad avvertire che c'è qualcosa che non va, in quella guerra, un girotondo in cui è il singolo a dover rispondere di se stesso, e non si sta davvero lottando per una nazione di donne sole e sconsolate e di reduci violenti e repressi. Ma tale problematicità era, vista la critica odierna, destinata all'incomprensione.

 

Bradley Cooper, Kyle Gallner

American Sniper (2014): Bradley Cooper, Kyle Gallner

 

Vediamo di mettere un po' di ordine. In che senso American Sniper è un film realista? Perchè boccia le facili conclusioni. Un film che presenta la guerra crudele così com'è però dal punto di vista di un uomo che ne è ossessionato, e un film che cerca di comprendere la posizione di quell'uomo benché gli sovvengano dei dubbi quando viene issato lo stendardo della bandiera americana, quello è un film che si destreggia fra la soggettività e l'oggettività. American Sniper è una pellicola che entra dentro la guerra, sceglie un suo protagonista, ma non vi si addentra mai al cento per cento. In American Sniper regna sovrana un'ambivalenza che vede da un lato la guerriglia, le tempeste di sabbia, il sangue degli iraqeni che si fanno saltare in aria, la rabbia insensata dei soldati che sono compiaciuti della morte del nemico e la doppiezza dei volti del "nemico" (in pochi a voler collaborare, in molti a sentire una spinta automatica verso la distruzione dello straniero bianco); dall'altro invece vede l'eroismo, la volontà di difendere con i denti sguainati la propria patria, la facoltà di creare una famiglia per poi darla per scontata nella propria casa, l'ostinazione per la battaglia che rischia di distruggere la suddetta famiglia, la fratellanza fra i soldati. E tra uno scambio e l'altro nell'uno e nell'altro senso, possiamo facilmente riscontrare quelle piccole vocine cui si faceva riferimento.

 

Sienna Miller

American Sniper (2014): Sienna Miller

 

"Davvero credete di salvare il popolo americano?", chiede la moglie. "Dove finisce l'onore?", si chiede un soldato. E chi è l'assassino nel finale? American Sniper non è così semplice. Le immagini di repertorio nel finale, per quanto superflue, non sottendono l'americanismo e l'appoggio per la campagna militare in Iraq. I funerali e le glorificazioni con spille e nomignoli associati (Kyle viene chiamato "la Leggenda") non sono momenti in cui vediamo il popolo americano felicemente riunito a celebrare i suoi morti e ad assaporare il senso di chi è morto per la propria nazione: chiunque, se non chi è privo di senno, sobbalza al rumore di uno sparo. E Kyle, che non sobbalza e non esita, comincia a sfiorare lentamente la follia, vedendola in casa sua, ad una festa con barbecue, in uno svitatore automatico, nelle ferite dei compagni d'armi. Ed è la follia propria degli eroi di guerra, di chi è nella posizione di dire "sono pronto a rispondere di ciascuno degli uomini che ho ucciso direttamente al Creatore". E se questo Eastwood non lo sottolinea, non vuol dire che non lo pensi, o che in potenza non ci sia simile posizione. Kyle va insomma preso così com'è: non è un idolo, non è un vigliacco, è un tipico american man, con un american way of life, con un'american wife, e con tutto ciò che è truly american. Il fatto che sia speciale non lo rende un eroe: tutte quelle bandiere americane ossessivamente riprese nel finale sono puro dubbio, non glorificazione. Sono l'immagine esteriore. Qual è l'animo e l'interiorità di quell'uomo che ha ucciso col consenso di mezzo mondo tutti quegli esseri umani? Un animo tormentato che si libererà con una sola morte, quella del suo doppio iraqeno (Mustapha), e non certo con la risoluzione della guerra e con la vittoria del suo paese.

 

Bradley Cooper

American Sniper (2014): Bradley Cooper

 

Ad American Sniper si possono imputare ben altri errori: l'eccessiva personalizzazione del nemico, con quel Mustapha che salta da un tetto all'altro come un mezzo ninja uscito dagli antagonisti di James Bond; il carattere monocorde della moglie, che ripete costantemente la stessa solfa e si fa portatrice di una costante insoddisfazione; l'eccessiva semplicità di certi accostamenti che nei luoghi domestici fanno ricordare a Kyle i drammi della guerra. Ma quello che di interessante ne esce è la costanza con cui il popolo americano si ripete sempre nei soliti stereotipi, senza mai contraddirsi, sempre con la testa fiera e il cuore occidentale pulsante di adrenalina. Rimanendo fedele a una bandiera issata fin troppe volte, posata troppo spesso a coprire le tombe di chi non ce l'ha fatta, come a dare un senso generale agli insensati drammi del singolo.

 

locandina

American Sniper (2014): locandina

 

 

 

 

 

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