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Backcountry

Regia di Adam MacDonald vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Backcountry

di maurizio73
4 stelle

Al netto degli accorgimenti di un meccanismo della tensione che gioca sul fuori fuoco e l'uso furbetto della soggettiva, il film del giovane Adam MacDonald mira a trasformare una gita fuori porta nello shock culturale in cui un tranquillo menage borghese viene sconvolto dalle drammatiche conseguenze di una sprovveduta sottovalutazione del rischio.

Uscendo dal percorso orientato di un parco nazionale tra i boschi dell'Ontario, Brad decide di condurre la fidanzata Jenn lungo le rive di uno sperduto e suggestivo lago in cima all'impervio Blackfoot trail.Senza una cartina ed una guida esperta i due però smarriscono ben presto la strada e si trovano così disorientati in mezzo alla natura selvaggia; a corto di cibo, di acqua e soprattutto in balia di un feroce ed affamato orso bruno. 

 

locandina

Backcountry (2014): locandina

 

Tratto da una storia vera ed opportunamente romanzato, questo survival drama tra le conifere dell'Ontario sembra seguire le minacciose orme di un classico alla John Boorman (Deliverance - 1972) ma finisce per mettere fuori pista lo spettatore virando decisamente verso le tematiche più abusate di uno sconcertante confronto con la brutalità e la ferocia di un istinto di sopravvivenza in cui il più grande cacciatore del regno animale diventa la preda più ghiotta ed ambita di un plantigrado che ha il vantaggio di giocare in casa. Al netto degli accorgimenti di un meccanismo della tensione che gioca sul fuori fuoco e l'uso furbetto della soggettiva, il film del giovane Adam MacDonald mira a trasformare un tranquillo weekend di paura in cui il pericolo sembra provenire dalla contesa testosteronica per una femmina del genere homo a quella assai più convenzionale di uno shock culturale in cui il tranquillo menage borghese di una coppia in gita di piacere nel regno selvaggio di predatori ancestrali (Open Water - 2003 - Chris Kentis) viene sconvolto dalle drammatiche conseguenze di una sprovveduta sottovalutazione del rischio.
Avendo il merito di non accentuare più di tanto gli elementi melodrammatici di questa presa di coscienza e seguendo con sguardo quasi entomologico questa discesca agli inferi in una wilderness da cui pochi ritornano vivi (The Descent - 2005 - Neil Marshall), striscia sotterranea la solita paternale che è meglio non rifiutare le mappe offerte dal ranger di turno e scegliere posti meno esotici per dichiararsi alla futura moglie; giusto in tempo per non lasciarla vedova anzitempo.
Privo di particolari suggestioni scenografiche (giusto una vista dall'alto della policromia autunnale di una distesa di conifere), si avvale di una messa in scena che mette in risalto il terrore panico dei due bravi e fotogenici protagonisti e l'implacabile ostinazione di un orso bruno nell'attenersi alle scrupolose prescrizioni di una sostanziosa dieta proteica, cosa da cui l'omonimo (nel senso di orso) specialista televisivo Bear Grylls sembra troppe volte omettere nei suoi gustosi programmi di sopravvivenza. Curioso ribaltamento della finzione scenica è poi l'esito della vicenda reale, laddove a perire era stata la laureata di famiglia (la povera dottoressa Jaqueline Perry) qui invece a sopravvivere è una svampita avvocatessa che capisce troppo tardi di aver perduto per sempre l'uomo della sua vita. Premiato con l'Orso Bruno (scherzo!) al Toronto International Film Festival 2014.

 

 

"Vieni, c’è una strada nel bosco,
il suo nome conosco,
vuoi conoscerlo tu?"

 

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