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Buoni a nulla

Regia di Gianni Di Gregorio vedi scheda film

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La recensione su Buoni a nulla

di Furetto60
5 stelle

Commedia di Gianni Di Gregori, simpatica, ma inferiore ai suoi precedenti lavori

Gianni è un tranquillo impiegato pubblico, che dovrebbe andare in pensione, da lì a sei mesi. Nel frattempo non si sbatte molto, tutt’altro, legge il giornale in ufficio e va a passeggio. Poi un brutto giorno viene convocato dal direttore e apprende, che a causa delle nostre leggi modificate “work in progress”, in questo caso la mitica Fornero, è costretto a restare in servizio altri tre anni ed è stato assegnato ad un altro ufficio, che ha sede nella periferia romana. La sua vita privata, peraltro non va meglio, ha un'ex moglie assillante, una figlia che vorrebbe sfrattarlo da casa per andarci ad abitare con la sua famiglia e non riesce a sottrarsi a noiosissime riunioni condominiali, preda di attacchi di panico, ha al piano di sotto, una vicina scorbutica e bisbetica. Nel nuovo ufficio sul Raccordo Anulare, trova un ambiente lavorativo molto diverso da quello lasciato, nuovi colleghi, una direttrice capricciosa alias Anna Buonaiuto, il solito incompetente, ma squallido lacchè del diretto superiore. Tra questi però, c'è anche una persona dolce e premurosa, Marco che ha la scrivania di fianco la sua, sempre disponibile e innamorato della loro collega, seducente approfittatrice, interpretata da Valentina Lodovina, alla sue forme generose, non si riesce a dire di no. Il suo piccolo quotidiano somiglia molto a quello del suo collega più anziano, Marco generoso factotum di tutti, è in fondo il suo alter ego, come lui non va mai allo scontro e subisce le prepotenze di qualsiasi individuo prevaricatore. Gianni che in buona sostanza, sul piano lavorativo, non sa fare nulla, trova aiuto proprio in Marco, che gli dà una mano, soprattutto con una “pagina Excel”, bestia nera, per tutti coloro che non fanno parte della generazione digitale. Durante la visita dal dentista Raffaele, che altri non è che, il nuovo compagno della moglie, arriva un inaspettato aiuto, questi novello Freud, gli suggerisce i metodi, per riscattarsi dal suo stato di prostrazione passiva, prima di tutto deve imparare ad indignarsi, ad arrabbiarsi e a dire di no, ma è davvero dura per chi ha un carattere accomodante. I buoni a nulla di cui al titolo, sarebbero gli eterni perdigiorno, amanti del quieto vivere, lavativi rassegnati, che fanno come Gianni "un po' di tutto e un po' di niente” come ammette il protagonista ingenuamente, che aspettano la pensione, traccheggiando alla men peggio. Quando la storia sembra ricalcare la falsa riga dei precedenti lavori, puntando sulla stoica capacità di sopportazione, ecco che De Gregori cambia le carte in tavola. Il suo Gianni fa tesoro delle lezioni di Raffaele e modifica il suo comportamento, inizia a ribellarsi ai torti quotidiani, non subendoli più passivamente, ma reagendo ad ogni provocazione e angheria e i risultati non tardano ad arrivare, prende il posto del suo collega spione, fa lui le abituali e quotidiane delazioni alla direttrice, ottiene una stanza più grande e tutta sua, fa i dispetti alla vicina anziana, che solo allora comincia ad apprezzarlo. Con Marco amico oltre che suo collega, stringono una sorta di alleanza, iniziando a sbottare e ad aiutarsi ad affrontare l’umanità arrogante, tuttavia Marco al contrario di Gianni non riesce proprio a fare il “duro”, la sua condiscendenza è più forte di lui. Gianni De Gregorio ci aveva sorpreso piacevolmente con la sua opera prima “pranzo di ferragosto” un lavoro semplice, essenziale e al contempo realistico, aveva bissato il successo con “Gianni e le donne” ritratto evidentemente molto autobiografico, altrettanto simpatico, questo lavoro invece pur partendo con le migliori intenzioni, a un certo punto sembra avvitarsi su se stesso e si perde nello sviluppo e nel finale. Ci sono comunque spruzzate di umorismo e ironia,gli attori sono bravi,ma il film è inferiore ai suoi precedenti.

 

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