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Taxi Driver

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Taxi Driver

di Serum
9 stelle

 

Come altri giovani della sua generazione, Travis vive una vita allo sbando, incarcerato in un inferno metropolitano marcescente, una nera culla di alienazione dove si incancreniscono le ossessioni ed il tessuto sociale non è altro che una grottesca catena alimentare ("Vengono fuori gli animali più strani la notte: puttane, sfruttatori, mendicanti, drogati, spacciatori di droga, ladri, scippatori. Un giorno o l'altro verrà un altro diluvio universale e ripulirà le strade una volta per sempre."). Anche lui finito nel tritacarne della guerra nel Sud-est asiatico per poi essere risputato nella giungla newyorkese, lontano da una famiglia che non vede da anni (ed alla quale non racconta niente di sé), abbandonato alla mercé del proprio disagio. Il primo segnale di una prossima detonazione è l'insonnia, la cui "cura" si riassume con serate passate nei cinema porno (a cui il nostro sembra totalmente indifferente) e con un lavoro notturno da tassista. Così Travis inizia a muoversi in quella strana melma di carne e cemento, imbattendosi nei personaggi più improbabili senza trovare un senso alla propria condizione. La batosta finale gli arriva quando la ragazza che aveva puntato lo respinge fortemente, nel momento in cui si accorge che si tratta davvero di un sociopatico: è lì che il protagonista perde qualsiasi collegamento con la realtà e si immerge totalmente nella sua follia messianica. Si arma fino ai denti e fa lunghe sessioni di allenamento sia al poligono che casalinghe, si costruisce marchingegni da eroe dei film d'azione per nascondere le pistole nelle maniche e dialoga allo specchio con nemici immaginari: ormai è un novello Charles Whitman o Lee Harvey Oswald, un individuo fuori controllo, pericolosissimo, che nessuno nota. E come spesso accade in questi casi, anche lui va ad identificare il nucleo centrale di tutti i suoi problemi in una persona pubblica, quella che lo aveva fatto incontrare con Betsy, che lo aveva illuso che anche lui potesse avere un posto importante nel mondo: il candidato alla presidenza. Un uomo dai modi garbati, che usa slogan dal sapore vagamente filocomunista per piacere ai giovani democratici, ma non abbastanza da farlo mettere alla gogna pubblica, in parte sovrapponibile a quell'idea di politico che oggi definiremmo populista (efficiente arruffianatore di masse, che con supercazzole molto eleganti fomenta gli animi senza dire davvero nulla di concreto). E quando l'attentato fallisce, Travis è come un cane rabbioso che deve a tutti i costi azzannare qualcuno prima che il cervello gli si riduca in pappa: decide così di scatenare la sua furia omicida per liberare una giovane prostituta nella quale si era imbattuto tempo prima. Così la sua vita sembra risolversi, chiudendo un cerchio di precisione millimetrica sul codice morale degli americani (se uccidi un presidente sei certamente un criminale, ma se fai una carneficina in un bordello diventi un eroe) e dimostrando come anche un simile pazzo furioso costituisca un tassello essenziale di quella società (Betsy torna da lui: evidentemente un triplice omicidio l'ha riscattato dalla serata al cinema porno...) pur rimanendo sostanzialmente un pericolo pubblico (lo sguardo finale nello specchietto...). Taxi Driver rappresenta la summa di un po' tutto il cinema di Scorsese (e di Schrader): probabilmente la migliore analisi sull'America di quegli anni ed in generale uno dei film definitivi sul degrado antropologico dell'Occidente, in cui albergano gli spettri della guerra, delle crisi economiche perpetue e di residuati mistici tendenti al delirante. Formalmente imbevuto di New Hollywood nella sua forma migliore, con l'avvolgente colonna sonora di Herrmann (ultima sua composizione) che trascina all'interno di quel contesto squinternato, De Niro in uno dei suoi ruoli migliori ed un cast di comprimari eccezionale (il Peter Boyle tassista saggio, il pappone Harvey Keitel, la fascinosa Cybill Shepherd ed una memorabile Jodie Foster).

 

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