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Gli spostati

Regia di John Huston vedi scheda film

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La recensione su Gli spostati

di degoffro
8 stelle

Storia di cowboy moderni e disadattati, il vecchio e il giovane e di una blonde dal passato incerto e dal presente pieno di timori e terrori, "Gli spostati" oggi può essere visto come l'occasione unica e tragica di un documentario impietoso sulle vite bruciate dei suoi protagonisti. Fu l'addio di Clark Gable e Marilyn Monroe, nonché il segno della fine per Montgomery Clift. Roslyn (intensa, commovente e struggente Marilyn, folgorante in un ruolo costruitole su misura, nella sua prova più matura e dolorosa, specchio fedele di una stato d'animo combattuto e sofferente), giovane donna di Chicago, un po’ ingenua ed infantile, ma assai sensuale e fascinosa ("..mezza bambina tutta femmina!!!" recitava la locandina italiana del film) si trova a Reno nel Nevada "lo stato del lascia", ironicamente ribattezzato dall'amica Isa, per ottenere il divorzio. Insieme a Isa (strepitosa partecipazione della grandissima caratterista Thelma Ritter, a lei si devono le battute più belle e houstoniane del film), a sua volta divorziata, ma abitante di Reno "città sempre piena di forestieri interessanti: è questo il suo vantaggio" dice, conosce due vecchi amici, Guido e Gail, che la invitano a passare alcuni giorni di vacanza nella casa di campagna di Guido. Il primo (un giovane e convincente Eli Wallach) già vedovo è un ex pilota, il secondo (un eccellente, invecchiato, amaro e disilluso Gable) da sempre spirito libero, ora è un maturo cowboy che cattura mustangs, i cavalli selvaggi dell'altopiano, per rifornire una fabbrica di mangimi. Gail è la perfetta incarnazione del cowboy: "siamo fannulloni, ma non abbiamo padroni". Per Isa "i cowboy sono gli ultimi veri uomini rimasti sulla Terra: c'è da fidarsi di loro come delle volpi. I cowboy non si muovono di un centimetro se non piove loro in testa". Accettato l'invito dei due uomini, profondamente attratti dal suo fascino dolce e malinconico ("E' ben fatta, roba di prima scelta, dolce come lo zucchero"), Roslyn si trasferisce a casa di Guido e si innamora, ricambiata, di Gail. E i toni crepuscolari e romantici di questa storia d'amore tra una ragazza luminosa ("Quando sorride mi sembra di vedere sorgere il sole"), vulnerabile, "di una bellezza che abbaglia", all'apparenza allegra ("mi hanno sempre detto che sono allegra" dice Roslyn a Gail che le replica "Per la felicità che trasmetti: dai un senso di pace"), ma anche profondamente triste ("sei la ragazza più triste che abbia mai conosciuto") e un cowboy stanco ed affaticato, irrequieto e insoddisfatto, cinico e rassegnato ("Nulla può sopravvivere, se non muore qualcosa"), consapevole del fatto che "si deve accettare un po’ di male insieme al bene, altrimenti si continua a fuggire" e fatalista convinto ("se uno muore vuol dire che è arrivato il suo momento") tocca corde di inattesa sensibilità e tenerezza, culminando in una toccante, sensuale e delicata danza al chiaro di luna, poco apprezzata, a dire il vero, dai censori dell'epoca, che la reputarono eccessivamente erotica, minacciando di non far uscire il film. Ben presto al gruppo si unisce Pierce, cowboy da rodeo (un tormentato e irrequieto Monty Clift), vecchio amico di caccia di Guido e Gail. Un violento incidente capitato a Pierce sconvolge Roslyn: quel mondo duro, spietato e disilluso le fa vedere sotto un diverso aspetto Gail. E così quando Guido e Gail partecipano ad una nuova caccia a un branco di cavalli selvaggi, (sequenza angosciante e disperata, capace di trasmettere un senso di inquietudine e dolore, come quello che provano quei poveri cavalli catturati con il lazzo e costretti ad agitarsi e dimenarsi senza speranza, accasciati per terra, con le zampe legate, in attesa di un destino già irrimediabilmente segnato, atroce e sconvolgente nella sua crudeltà, ambientata in un deserto assolato e arido, abbandonato e vuoto, come l'animo dei protagonisti - "noi cerchiamo un posto per nasconderci e vederci passare la vita davanti" dice Guido) aiutata da Perce, la donna libera l'animale che i due hanno con tanta fatica catturato: "Godete solo a vedere soffrire gli altri" urla disperata a quei due uomini senza sentimenti e senza cuore. Un profondo ed insostenibile senso di morte è palpabile durante tutta la visione del film ("Tutti stiamo morendo: ogni minuto ci avviciniamo alla morte", "La morte è naturale quanto la vita: chi ha paura di morire ha anche paura di vivere"), incrocio affascinante e profondo di vite, di cuori, di dolori, di amori e di anime perse, sbandate, perennemente sconfitte e deluse ("I litigi non mi piacciono: anche se vinci, perdi dentro di te" dice all'inizio Roslyn), ma ancora cariche di sogni, di speranze, di illusioni. Un'analisi del malessere della società ("Viviamo in una società dove i cani mangiano i cavalli", disse a questo proposito Houston sintetizzando egregiamente il suo punto di vista sull'America), sospeso tra amarezza ed ironia, tra western, dramma, commedia e sentimenti, con un finale aperto alla poesia, ma neanche troppo consolatorio. "Per me è finita" dice Gail dopo avere domato e poi liberato il cavallo selvatico. "Devo trovare un'altra via, se ancora ce n'è rimasta una". "E Gail e Roslyn si illuderanno di trovarla seguendo la stella più luminosa di una notte americana. Stella solitaria che ormai non indica più la strada di casa." (Gianni Amelio). Anche il rude Houston ha un cuore che piange, sospira, commuove, coinvolge: struggente, malinconico, straziante, splendido.
Voto: 8

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