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L'assassino abita al 21

Regia di Henri-Georges Clouzot vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'assassino abita al 21

di luisasalvi
8 stelle

La collaborazione nel delitto, ma con tensioni interne, è un tema forse nato in questo film come ottima idea poliziesca, a confondere le piste, anche del pubblico ingannato dal titolo, poiché al 21 abita il Trio assassino, ma che diventa un complesso gioco nei films successivi di Clouzot, in cui sempre più si confondono le carte fra colpevoli e innocenti e tutti contribuiscono o potrebbero contribuire al delitto o a coprirlo. In questo film l'idea nasce negli assassini fin da quando andavano a scuola, commettendo le stesse infrazioni del compagno punito e allontanato, per dimostrare che non era lui il colpevole. Poi, il delitto li tiene uniti, le rivalità e le gelosie li separano e li fanno scoprire. Ritroveremo nei film successivi vicende simili (a partire da Il corvo, in cui sono tre gli autori delle lettere anonime), seguite con attenzione comprensiva e compassionevole, se non proprio amorevole, su tutti, colpevoli e innocenti, tutti possibili colpevoli, corresponsabili, magari più dei veri autori. Film forse nati dalla situazione della Francia occupata, fra collaborazioni e delazioni e resistenza; ma nei film questa origine, se pur c'è, non compare, trascesa in considerazioni generali sulla natura umana, sulla fragile frontiera fra colpa e innocenza, sull'inumanità dell'ambiente, spesso ostile o indifferente, moralista e pettegolo; ma pur fatto di persone, e ognuna acquista subito una sua fisionomia, una sua umanità, appena è osservata da vicino. Anche per questo i film sono stati interpretati in sensi opposti, come denuncia del Male tedesco introdotto in Francia o del malcostume francese. Qui film.tv.it riferisce che "dietro l'indagine poliziesca si nasconde una chiara allusione alla lotta antinazista in Francia"… ma in che senso? Sarebbero i tre assassini i partigiani? Infatti sono loro che agiscono nell’ombra... Non importa quanto siano simulati o autentici i litigi in pubblico fra i tre assassini; è un punto che poi si svilupperà, fra fiducie e diffidenze ingiustificate. Mila Malou (Delair), fidanzata dell'ispettore Wens e aspirante cantante, provoca danni per ingenuità, ma poi è lei che salva la situazione; anche ne Il corvo la prima e l'ultima lettera anonima sono di due donne, origine di tutto il dramma e della sua soluzione. L'amore è un'altra passione ambigua, origine di bene e di male, cieco o cinico. Ma, se i temi di fondo restano gli stessi, lo sguardo del regista con gli anni diventa sempre più amaro: qui sono simpatici anche gli assassini, poi lo saranno sempre meno anche gli "innocenti".

Su Henri-Georges Clouzot

Mi pare unitario pur nella varietà di generi e di argomenti trattati; ma non sono sicuro di aver individuato le sue caratteristiche tematiche, pur avendo visto più volte quasi tutti i suoi film (mi manca per ora Manon e l'episodio "Il ritorno di Jean" [un uomo per caso ritrova in una pensione un ufficiale tedesco, ex-aguzzino in un campo di concentramento] di Ritorna la vita). Tre temi da verificare, su un fondo di partenza che sembra importante per i primi film e forse li ha segnati tutti: ha girato i primi film durante l'occupazione tedesca e per una casa tedesca, per cui è stato accusato di collaborazionismo e criticato a lungo e interdetto per qualche anno; ne ha forse ricavato una maggior attenzione sulla difficoltà di giudicare e di separare il bene dal male, già messo a tema ne Il corvo, ripreso spesso e particolarmente con gli ultimi due film; ne è un aspetto, forse, la presenza frequente di figure femminili apparentemente riprovevoli che poi dimostrano sensibilità, dedizione, profondità, mentre sono disprezzate o trascurate dai più o anche da chi ne è amato. Spesso, ma forse non sempre, c'è uno sguardo molto disilluso sull'umanità in genere e forse di più sui francesi, o sulla provincia francese, pettegola e pronta a giudicare gli altri. C'è spesso anche un gioco di finzione, un gusto per la boutade grottesca o cinica, che conclude i suoi film con un riso verde: nel primo è il trio assassino che si fa fregare da chiacchiere e lodi; negli ultimi la risata sembra quasi sistematica, se pur sommessa, e rivela il gioco di invenzione. Questa infatti è sempre al centro dell'interesse, come è pur ovvio che sia per ogni artista, ma non in tutti con la stessa evidenza: Clouzot è molto bravo e non cerca di nasconderlo… Dopo La verità muore sua moglie Vera, lui soffre di depressione, poi ha un infarto e gli dicono che non potrà più filmare… Filma invece nel 1966-1967 documentari di concerti per Karajan (ma splendide scene da concerti aveva già filmato in La verità)…

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