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La grande partita

Regia di Edward Zwick vedi scheda film

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La recensione su La grande partita

di maso
6 stelle

Non propriamente riuscito questo film sulla storica sfida Fischer - Spassky, geniacci degli scacchi fin da quando erano bambini che si affrontarono poi da adulti in un match mondiale svoltosi a Reykjavik nel 1972 in piena guerra fredda tanto che la singolar tenzone fra il detentore falcemartellato e lo sfidante stellestrisciato divenne uno dei manifesti propagandistici più famosi di sempre sullo scontro ideologico fra le due superpotenze: cosa c'è di meglio di una scacchiera sulla quale due armate composte da alfierii e cavalieri vengono mosse da due generali della psiche portabandiera ognuno del proprio status quo al fine di rilanciare la sfida senza bisogno di sparare mezza pallottola.

Il film narrativamente pende tutto dal lato di Fischer che ci viene "spiegato" fin da quando era un bambino e giocava a scacchi con se stesso, un po' come Alfio sacerdote verdoniano che nel suo piccolo gezzemani madido di sudore parlava con se stesso, scusate la divagazione comica ma Fischer era si un genio degli scacchi ma anche un povero cristo che nella vita non ha mai fatto altro che muover pezzi sopra una scacchiera per poi sognarseli quando dormiva ed è questo l'aspetto caratteriale che lo identifica con il titolo originale traducibile con -Sacrificio del pedone- chiaramente una mossa tipica in cui il pezzo meno pregiato viene sacrificato per far strada alla ficcante torre se non alla multidirezionale regina ma a mio modo di vedere le cose il pedone è anche Fischer stesso che da semplice giocatore di scacchi viene messo al centro dell'attenzione di una intera nazione con lo scopo di sopraffare la storica nemica di sempre anche a costo e quindi al sacrificio dell'integrità psichica di Fischer stesso già di per se molto precaria visto che si pensa avesse la sindrome di Asperger.

Lo scontro finale dovrebbe essere la parte migliore del film ma per me è la più banale e telefonata e anche frettolosa, meglio la prima parte con l'ascesa di Fischer enfant prodige d'Amercia che mira a Spassky come meta da raggiungere per essere Re, la regia e il montaggio sono adeguati ma si può discutere la prova dei due protagonsti Maguire e Schreiber ai quali lo script non ha fatto granchè bene: Spider mad si impegna ma è un nanetto in confronto a Fischer e seppur volenteroso nel cercare quel punto di equilibrio fra pazzia e genio non sembra in definitiva trovarlo ma ancor peggio va a Schreiber che cesella il campione russo come Spassky e Hutch gasato e con l'occhiale da sole cosa che non credo fosse nei cromosomi di un professore equilibrato con uno stile di gioco attendista e passivo.

Il risultato è comunque godibile e vale una visione così come la valse a suo tempo La diagonale du fou di Richard Dembo sempre incentrato su una sfida fra due campioni di scacchi anche se la storia è pratcamente opposta a quella narrata nel film di Zwick.

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