Regia di Michel Hazanavicius vedi scheda film
non avevo troppa voglia di vedere questo The Search, dopo l'oscar fortuito a The Artist per Hazanavicius e dopo una carriera fatta di film... discutibili, temevo l'effetto "tigre e dragone" o "this must be the place" cioe' il primo film dopo l'oscar pieno di enfasi e buoni sentimenti e luoghi comuni per piacere a tutti. Ed e' vero, uno prende l'oscar e l'anno dopo gira un film sul olocausto o sulla guerra nei balcani o su una guerra insomma. Infatti, H. sceglie la guerra della russia contro la cecenia del 1999 e mette un bambino e un ragazzo al centro della vicenda (e anche sua moglie). Temevo le due cose insieme, guerra e bambino, pero' il film c'e' per davvero, H. ha il coraggio di dare spazio a un bravo direttore della fotografia e devo dire che da oggi diventa il mio film di riferimento per quello che riguarda la guerra, questo e Behind the enemy lines. La prima parte del film e' molto bella, con una fotografia nitida e asciutta, desaturata, quasi un reportage fotografico dove sono i volti a parlare. Poi partono 4 linee temporali che si intrecciano e poi chiude con una chiusa circolare, che rimanda all'inizio, giustifica, spiega, mitiga l'antisovietismo, ecc. Troppa sofistificazione. Delle 4 linee temporali una coinvolge la Bejo, che sara' anche bellina, ma a un certo punto non se ne puo' piu' dei primi piani del suo faccino. E le vicende trovano la loro chiusa con un rallentamento del passo quasi prossimo allo stallo. D'altra parte, saro' anche fissato, ma 160 minuti sono proprio tanti, chi lo sa perche' i film devono durare cosi' tanto adesso.
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