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Hercules: La leggenda ha inizio

Regia di Renny Harlin vedi scheda film

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La recensione su Hercules: La leggenda ha inizio

di alan smithee
6 stelle

Il cinema in tutto il suo cammino non si è mai dimenticato del semi-dio figlio  di un capriccio di quel lussurioso calcolatore di Zeus e della regina greca Alcmene. E dunque, dopo i peplum hollywoodiani e quelli "intrastevere" girati più al risparmio (magari da troupes americane), e dopo l'apocrifo Swarzy neo Mister Universo in Hercules a Nwe York del '70, dopo il risibile Lou Ferrigno in congedo da Hulk (nelle mani di Luigi Cozzi e della sua fanta-storia folle piena di robottini e marionette così assurde da risultare sin simpatiche- in due film speculari con le più svavillanti gnocche anni '80 tra cui citerei Sybil Danning, ma pure Milly Carlucci e Pamela Prati), dopo il Kevin Sorbo dignitoso ma televisivo dei '90, ed in attesa dell'antagonista 2014 rappresentato addirittura dal pelatone Dwayne Johnson in una versione parallela e sfidante a cura di Brett Ratner, ecco all'opera lo scandinavo Renny Harlin, croce e delizia di noi cinefili sin da fine anni '80. Regista tutt'altro che banale e visivamente ispirato e tutt'altro che piatto (soprattutto se gira motivato e non solo per la pagnotta), Renny ha da sempre posseduto una verve di regia che lo ha relegato, valorizzandolo, tra i registi action più brillanti ed estrosi. Responsabile del primo dignitosissimo seguito dell'inimitabile Trappola di cristallo, Harlin ha determinato il periodo più alto (con il riuscito Cliffhanger), ma pure quello più buio (col tremendo Driven) del divo Stallone; ha sposato e dato smalto alla carriera della gigantessa Geena Davis (Ma sia Corsari sia Spy, ottimi prodotti di pura evasione, furono inspiegabilmente  due tonfi colossali al box office) e affrontato con umiltà e dignitosa professionalità il compito non facile ne' scontato di rigirare il prequel de L'esorcista (Dominion) dopo che quel genio di Paul Schrader aveva (giustamente a mio avviso) diretto un prodotto troppo autoriale per essere proposto al grande pubblico. Poi dopo queste altalene comunque interessanti, anni di produzioni minori, action di routine e horror banali girati per campare. Hercules segna senza dubbio un ritorno del regista alle grandi produzioni, e grazie al budget sontuoso la mano abile del talentuoso cineasta torna a mostrarsi sicura e seducente. Certo il 3D, gli effetti visivi moltiplicati al computer sono ormai diversi anni che ci propongono produzioni storiche visiamente affascinanti. Ma Hercules, nonostante la scomoda presenza anticipatoria de Il Gladiatore, di 300, Le Crociate e molto altro ancora, si lascia vedere, a voltes seduce l'occhio se la mente lascia correre a certi dialoghi o a certe figure (specialmente femminili) che sembrano uscite dagli strazi televisivi di Maria De Filippi o da una telenovela con Veronica Castro. Per parte sua il biondo Kellan Lutz è davvero quanto più si possa immaginare vicino alla perfezione statuaria che si pretende da un semidio, e il suo fisico prorompente sfida degnamente quello di rivali temibili come il Thor di Chris Hemsworth o del divo Brad Pitt di Troy, riccotuttavia quest'ultimo di qualche occhiaia in più, ma pure di una mimica espressiva più articolata del nostro biondo big jim dagli occhi felini. E dunque lasciamoci andare, per una volta, all'ebbrezza un po' superficiale di una storia reinventata a nostro uso e consumo, alle carrellate di muscolature scolpite e a testuggini addominali che ci fanno pentire di non essere a dieta o di non vivere in sala pesi. Una produzione spavalda che tuttavia affascina nelle scene di massa imponenti filmate dall'alto dei cieli e nelle scene di battaglia, coreografate con gran senso del ritmo (e qualche rallenty di troppo, manco Renny fosse il nuovo Sam Peckimpah).

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