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Il bambino che scoprì il mondo

Regia di Alê Abreu vedi scheda film

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La recensione su Il bambino che scoprì il mondo

di FilmTv Rivista
7 stelle

Una musica fuoriesce da una buca, un bimbo - tratti stilizzati, economia di colori, grossa testa tonda - la ascolta. Tenete gli occhi aperti: sotto terra, in questo film d’animazione brasiliana ibrida e muta (si parla una lingua inventata e dunque incomprensibile), c’è tutto un universo interiore come nel condotto auricolare che apre Velluto blu, come nella tana della talpa di L’elemento del crimine. Negli occhi del bimbo protagonista scorre la realtà sociale del Brasile, s’astrae in visioni fantastiche che ne raccontano con violenta naïveté lo spirito: la campagna è un coloratissimo luogo dell’anima, i lavoratori della piantagioni di cotone coreografano un ballo meccanico inumano, l’urbe è un urlante agglomerato futurista. Il piccolo lascia la madre e l’amato, misero, ambiente contadino quando il padre prende un lungo serpente tecnologico su rotaie verso migliori fortune. Accompagnato da un triste e cagionevole adulto, abbigliato come lui, scopre il mondo: il sopruso di classe, l’industrializzazione crudele, la deforestazione selvaggia, l’alienazione mediatica, la solidarietà tra gli ultimi. La musica riaccende l’allegria: ma sono momenti di nostalgica rêverie, non di un bimbo, ma di un uomo consumato dal mondo. Un circo di colori trascinante e apocalittico, tra carta e CGI, collage surrealista e documentario: esplosivo nell’invenzione figurativa, raffinato per come tesse una trama ardita e non facilmente leggibile, ma emotivamente comprensibile a tutti.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 41 del 2015

Autore: Giulio Sangiorgio

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