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Into the Woods

Regia di Rob Marshall vedi scheda film

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Fanny Sally

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La recensione su Into the Woods

di Fanny Sally
6 stelle

Che cosa succederebbe se Cenerentola, Cappuccetto Rosso, Raperonzolo, Jack e il fagiolo magico, si incontrassero e fossero i personaggi di un’unica grande storia? L’idea prende vita dapprima nel libro Il mondo incantato di Bruno Bettelheim (1976) e circa dieci anni dopo diventa un musical grazie al genio di Stephen Sondheim.

Le più famose favole dei fratelli Grimm sono rivisitate in chiave dark e dissacratoria, intrecciando le vicende dei personaggi per raccontare una storia corale incentrata sul tema dell’innocenza, dei desideri e della pericolosità delle passioni. Tutto ha inizio con una coppia di semplici panettieri che desiderano invano di diventare genitori e si fanno tentare dall’offerta di una strega che chiede loro di recuperare tre oggetti magici (una mucca bianca come il latte, un mantello rosso sangue, dei capelli biondo grano e una scarpetta d’oro) per sciogliere la maledizione che li perseguita. Per ottenere tali amuleti, marito e moglie si avventurano nel bosco, dove si scontrano con altri personaggi, anche loro in fuga o in cerca di qualcosa.

 

La Disney Pictures, perseguendo la recente tendenza di un recupero dei film live-action, si è assicurata i diritti di questa bizzarra e cupa favola, affidandone la trasposizione su grande schermo al veterano del genere Rob Marshall, reduce da alcuni flop clamorosi, nonostante lo stratosferico incasso dell’ultimo (mediocre) Pirati dei Caraibi.

Qui il regista americano, pur non aiutato da una sceneggiatura eccelsa, riesce a riscattare in parte la maestria che gli è valsa la candidatura all’Oscar, dimostrando una certa padronanza nella direzione dei momenti musicali, in equilibrio con le atmosfere fantastiche e sovversive del racconto, forse più adatto ad un pubblico giovanile che infantile, sia per lo svolgimento arzigogolato sia per la quantità di canzoni che risultano spesso difficili da seguire con le sottotitolature italiane (per forza di cose quasi mai letterali o inevitabilmente semplificate).

 

Peraltro proprio le canzoni, che sono parte essenziale e imprescindibile della trama, appaiono statiche e monotone anche perché non si abbinano a coreografie elaborate né sono particolarmente orecchiabili o coinvolgenti (escluse forse quelle di apertura e di chiusura). Gli interpreti tuttavia, danno del loro meglio e risultano tutti credibili, intonati e sufficientemente carismatici.

Il cast vanta nomi di richiamo, dalla sempre efficace Meryl Streep che presta il volto alla strega alla bella Emily Blunt, insicura moglie del pacioso fornaio James Corden, che cede alle lusinghe del vanesio Principe Azzurro interpretato da Chris Pine, Anna Kendrick impersona una titubante Cenerentola, mentre la giovanissima Lilla Crawford è una spigliata Cappuccetto Rosso insidiata dalle brame di un subdolo Lupo Cattivo che sotto il trucco nasconde il sorriso sornione e sensuale di Johnny Depp.

 

La vera protagonista però è soprattutto l’ambientazione oscura, intricata e simbolica del bosco, luogo di transizione, di pericolo e traviamento, che mette alla prova la morale e il coraggio di tutti i personaggi, ponendoli dinanzi a delle scelte tra il bene e il male, l’inganno e l’onestà, l’egoismo o l’accettazione del proprio destino.

 

Non mancano i colpi di scena che in alcuni casi ribaltano gli stilemi propri dei personaggi con risvolti inaspettati, il ritmo però è altalenante e la parte musicale diventa a tratti ingombrante, appesantendo soprattutto la parte centrale, quando anche gli effetti speciali si moltiplicano e non sempre si dimostrano all’altezza di altre produzioni, apparendo sin troppo artificiosi.

 Il senso di avventura si perde a favore del dramma, la trama si contorce e il doppio finale, incentrato sul problematico rapporto tra genitori e figli (naturali o acquisiti) per quanto meno banale e superficiale del previsto, lascia un senso di amarezza e di incompiutezza.

 

Ambiguo e ambizioso, ma non pienamente coinvolgente.

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