Regia di Fernando Cerchio vedi scheda film
Un agente Cia indaga su un barone tedesco che, fuggito dalla Germania Est, ha chiesto asilo agli americani. Comincia un inseguimento senza fine durante il quale la superspia si innamora della bella Sandra, naturalmente doppiogiochista a sua volta.
La pellicola comincerebbe anche con il piede giusto, prendendosi in giro da sola (per essere l'ennesimo tentativo italico di scimmiottare James Bond con budget modestissimo) e lanciando titoli di testa animati su uno sfondo traboccante di fortissimi colori pop corredato da un tema musicale allegrotto, al passo con i tempi e adatto naturalmente a una parodia o a una commedia. Invece tutto precipita fin da subito: la sceneggiatura di Nino Stresa si prende (il giusto, si capisce) sul serio e la storia prevede numerosi colpi di scena, rapidi cambi di ambientazione in giro per il pianeta e una serie di personaggi assolutamente stereotipati che fanno sorridere involontariamente, al contrario di quanto si poteva presupporre dall'apertura del film. Fernando Cerchio è un buon mestierante del cinema leggero, specializzatosi negli anni Sessanta nella commedia dirigendo più volte Totò; qui ha a disposizione un cast senza grandi interpreti, nè caratteristi particolarmente efficaci (Gordon Scott, Magda Konopka, Aurora De Alba, Umberto Raho, Santiago Rivero, Antonio Gradoli), e porta a casa un risultato davvero poco entusiasmante. Soprattutto perchè il lavoro ricalca i mille simili ormai già visti sui nostri schermi: azione, tensione, esotismo, una sottotrama sentimentale, tutto a livelli di minimo sindacale e impastato senza fantasia. La coproduzione è italo-spagnola, come i nomi dei protagonisti lasciavano intuire e come voleva l'usanza dell'epoca, seguendo una pratica finalizzata a risparmiare sul piano fiscale. A conti fatti si salva solo la colonna sonora, che (non è una sorpresa) è firmata da Piero Umiliani. 2,5/10.
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