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Operazione U.N.C.L.E.

Regia di Guy Ritchie vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Operazione U.N.C.L.E.

di alan smithee
6 stelle

Guy Ritchie in fondo, libero da tempo - buon per lui - dalle castranti influenze dell’ex moglie Veronica Luisa Ciccone, che lo fece naufragare con quel tremendo, quasi blasfemo “Travolti dal destino”, è un regista glamour e piacevolmente manierato dal quale è lecito aspettarsi puro intrattenimento, non certo impegno, e dunque svago offerto e reso tuttavia con una certa classe ed un simpatico aplomb.

Lasciato (per fortuna) Sharlock Holmes per la sua strada dopo un dittico milionario e fortunatissimo, ma anche piuttosto irrispettosamente funambolico, pirotecnico, farsesco, da boutade insomma,  sul celebre detective di Baker Street, ecco ritrovare il regista sui territori dello spy-movie, il genere a lui più congeniale, specie se condito di abbondante humor e un pizzico di glamour (successe col trittico ben fatto di Lock  & Stock, Snatch, Rocknrolla).

E di glamour & fashion ce n’è da vendere qui, in questo remake vintage di un celebre vecchio telefilm incentrato sulla strana e forzosa alleanza che unisce, di malavoglia e per necessità superiori, due investigatori segreti di gran classe e charme: uno americano, di nome Solo, moro, ex ladro abilissimo (anche con la retorica) acciuffato anzitempo ed incastrato a collaborare con la CIA; l’altro, Kuryakin, un biondo russo glaciale e riservato, efficiente e di poca favella: in pratica l’esatto opposto del precedente.

In un clima di guerra fredda tipico dei complottistici anni Sessanta, quando un muro invalicabile divideva una delle più grandi città europee, ed una nazione forzatamente smembrata in due, quando la differenza tra Occidente ed Oriente costituiva realmente una variabile legata non solo ai limiti geografici, bensì a quelli vincolati alle libertà di pensiero ed azione, ecco i due professionisti impegnati dapprima a cercare di eliminarsi, poi costretti a collaborare per sventare una minaccia terroristica legata a missili nucleari che una micidiale organizzazione terroristica si appresta a far brillare.

Tra i due elegantoni, stili diversi, opposti, ma ugualmente ricercati, naturalmente una donna: la figlia tosta (oltre che bellissima) di uno scienziato, costretta al di là della cortina di Berlino Est nei falsi panni di un meccanico dalle innegabili potenzialità.

Letteralmente “rivestita” al ruolo di terza spia (la scena della vestizione nella boutique è la scena più divertente ed irresistibile del film), la donna sarà parte integrante di una nuova organizzazione, che solo al termine del film verrà rivelata col nome in codice U.N.C.L.E.

Più che la storia, complicata ma per la quale è assolutamente inutile farsi venire l’ansia da comprensione, ci piace, o quanto meno apprezziamo, l’ambientazione, l’atmosfera glamour che circonda l’azione, e che trova nei due fascinosi interpreti, Henry–Superman–Cavill e Armie–Lone Ranger–Hammer, due perfetti veicoli per esplicitare efficacemente la predominanza dello stile, e di conseguenza della forma sulla sostanza: visto che qui è tutto uno scherzo, ci si può stare e ci si può divertire grazie alla civettuola frivolezza dei due manichini brillanti e superscenici come i nostri qui citati, a cui si aggiunge in modo pertinente un Hugh Grant dall’aplomb british assolutamente in linea, l’impronta italica di Luca Calvani nel ruolo del marito piacente della cattivissima bionda, e soprattutto una lanciatissima e onnipresente Alicia Vikander, fascinosa, spiritosissima ed ironica, maliziosa e tenace al punto giusto per tener testa a due primi della classe perfettini e fighetti come lo sono i nostri due contendenti.

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