Regia di Fausto Brizzi vedi scheda film
Aspetta e spera invano, Abatantuono in consumate vesti da padrone di casa, di non trovarsi alla porta - tappezzata di neve spudoratamente finta - il fratellastro napoletano con famiglia (i figli portano i nomi dei Magi, il papà ha lo spirito natalizio di un bimbo super competitivo: che sia un meccanismo di compensazione innescato dalla definizione «figlio del peccato?»). Raoul Bova, il futuro genero, non può bussare: ha perso le braccia in un atto di eroismo stradale, ma si produce in iperboliche capriole sullo snowboard e cambia un pannolino coi piedi, incantando la suocera Finocchiaro dallo humour di carta vetrata. La Gerini mamma rock potrebbe aver trovato il 42° uomo sbagliato: il suo Bisio, partito con le migliori premesse, parcheggia l’auto dentro la serra. Brizzi sa quando mettere il freno, quanto zucchero spruzzare su un prodotto onestamente industriale. Conosce i tempi, gli spazi, i personaggi che ballano intrecciati con ritmo, alzando il volume sulla musica delle feste inappuntabile corollario della regia-coreografia. Affida a Bova le mani in plastica rigida di un Ken emancipato e i siparietti più scomodamente ingessati di un film che è tutto una recita. Consapevole, dichiarata, funzionale. Parte con quella scolastica, perfettamente intonata, infila la sottotrama di una fiction (l’intima rivincita del fratello illegittimo è una edulcorata trasposizione tv della sua sorte), chiude sulla presenza-assenza del patriarca Proietti: defunto da mesi, torna in formato dvd interattivo. Vero come la finzione.
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