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Class Enemy - Nemico di classe

Regia di Rok Bicek vedi scheda film

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La recensione su Class Enemy - Nemico di classe

di supadany
8 stelle

La morte di un uomo è meno affar suo che di chi gli sopravvive

Thomas Mann.

 

Opera prima per Rok Bicek, di quelle, rare, che spronano alla riflessione, che non ti abbandonano per parecchio tempo e che, soprattutto, permettono di vedere il contorno di tante cose sotto un’ottica differente andando ben al di là delle quattro mura di una classe.

Una classe delle superiori di una scuola slovena si trova a dover fare i conti con un nuovo professore di tedesco dai modi molto rigidi rispetto alle abitudini maturate nel tempo dagli studenti.

In più, poco dopo il suo insediamento, una ragazza si suicida ed il professore viene etichettato dagli alunni come responsabile dell’accaduto.

Comincia così una dura battaglia degli studenti, rinvigorita dal fatto che il professore non cambia di una virgola il suo atteggiamento.

L’atmosfera si fa sempre più pesante.

 

scena

Class Enemy (2013): scena

 

Cercare un nemico, avere un’idea chiara senza cercare una spiegazione che vada oltre l’apparenza, tutto seguito dalla difficoltà di capirsi, il provare a comprendere diventa viene cancellato dalle azioni che si possono intraprendere.

Si sormontano le provocazioni, aumentano i pregiudizi, le asperità si fanno marcate, si entra in un canale senza ritorno dove tutti guardano gli altri invece che a se stessi, con mancanza di equilibrio e scarsissima propensione alla riflessione.

Riflessione che in straordinaria contrapposizione invece non può che divenire motore durante la, ed ancor di più nel post, visione, il procedimento è indubbiamente calcolato, ma in questo caso penso che questo sia un aspetto necessario, un valore inestricabile, frutto di una conoscenza profonda degli intenti autorali che appaiono lampanti, al contrario delle azioni in campo, che nel loro insieme danno luogo ad un percorso.

Non è tutto bianco o nero, gli alunni, improvvisamente uniti contro il nemico quando poi in reatà sono sparsi su ragionamenti e motivazioni differenti, gli insegnanti, pronti a rinnegare una posizione per comodità (il professore bonario) o per screzio (la professoressa di educazione fisica che riceve un “no”) ed infine i genitori, che nella riunione proposta segnano un manifesto culturale diversificato (in ognuno di loro si riconoscono a chiare lettere i figli, tra chi è attento a lavarsene le mani, chi pensa solo al voto, chi ha tutt’altro a cui pensare, l’importante è tutelare il proprio orticello), sono tutti componenti di un magma intermedio.

E’ così che “Class enemy” diviene una sorta di saggio umano in grado di urtare e smuovere dal generalizzato torpore, tra passato (anche storico, non è affatto casuale che il professore incriminato insegni il tedesco), presente e futuro, ricolmo di animi infervorati, quando la cosa più facile è scagliare una pietra piuttosto che pensare e trovare la cosa giusta da fare diventa l’impresa più ardua.

Impietoso.

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