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The Gunman

Regia di Pierre Morel vedi scheda film

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La recensione su The Gunman

di mc 5
7 stelle

In cima al manifesto del film c'è una scritta ostentata, dalla quale vorrei partire anche per sgombrare subito un possibile equivoco. "Dal regista di Taken". Ora, su "Taken" le opinioni sono controverse. Si tratta di due film entrambi diretti da Pierre Morel con la produzione di Luc Besson. Io ne vidi solo il primo, credo risalente al 2008 e sinceramente mi bastò. Quel che mi colpì di quella pellicola fu il prevalere di un pensiero razzista e anche fascista da lasciare sbalorditi, pur nel contesto di un adrenalinico action. Ricordo che la recensione di Film Tv lo giudicò "ideologicamente aberrante" (testuale). Però. C'è un però. Ora lo stesso regista dirige questo "The Gunman" (anche questo un poderoso action thriller) che -ma pensa te- pare vagheggiare un'idea progressista. Ma il discorso vale anche per quel simpaticone di Besson, che produce lavori beceramente fascistoidi come il suddetto Taken e poi però gira un bio sulla leader democratica birmana Aung San Suu Kyi. Che cosa dedurne? Facile. Che sia Besson che Morel VANNO DOVE LI PORTA IL PORTAFOGLI. Chiedo scusa per questa premessa ma mi sembrava necessaria. Diciamo che il film ha esordito al nostro botteghino senza sfondare ma soprattutto è stato stroncato piuttosto brutalmente dalla critica, quando invece a mio parere è un thriller action abbastanza solido e robusto. Oltretutto con un paio di location anche originali (il Congo e Gibilterra). Le prove degli attori sono più che sufficienti (ma sul cast scenderò in dettaglio tra poco). Il ritmo è incalzante e la vicenda sufficientemente appassionante. Dunque non afferro il motivo dell'acredine da parte dei critici. La vicenda prende le mosse a Kinshasa (capitale del Congo, terza grande area metropolitana dell'Africa dopo il Cairo e Lagos). Nel 2006, su uno sconfortante sfondo tra guerra civile, morte e povertà. A cui si aggiunge il cinismo di un Occidente che contribuisce ambiguamente da una parte a fornire aiuti alla popolazione e dall'altra a sfruttare i ricchi giacimenti di metalli preziosi. Su questo drammatico scenario nasce l'amore tra un killer assai stropicciato (Penn) e una volontaria di un campo medico (una meravigliosa Jasmine Trinca), sotto lo sguardo ambiguo e malefico di un trafficone che è il bravissimo Bardem. Passano otto anni e il Congo è lontano. La Trinca ha finito per accompagnarsi a Bardem mentre Penn, sempre più male in arnese, solo, malato e malridotto, si trascina come può. Ma il passato torna di prepotenza per via di un intrigo sporchissimo che si materializza in una inesorabile caccia all'uomo che vede Penn nel mirino. Il resto procede sotto gli auspici di un action tutt'altro che disprezzabile. Alcune scene sono dotate di un impatto spettacolare notevole, ed evidenziano la disinvoltura di Morel quando è alle prese con la pura action (un pò più vacillante quando emette messaggi umanitari, che non è mestiere suo). Tuttavia Morel porta a casa il risultato, potendo contare su un buon cast. Sean Penn -pur bravissimo nel tipico personaggio dell'eroe romantico in cerca di redenzione e (ovvio) "dolente e malinconico"- appare leggermente sottotono. Javier Bardem (che a un certo punto del film esce di scena) è al solito molto efficace. Ottimo (davvero grandioso) un attore che ho sempre apprezzato come Ray Winstone, uno che funziona sempre. Ma lasciatemi dire che la perla del film è una stupenda Jasmine Trinca. Prima si deve superare l'impatto della sorpresa di vederla per la prima volta alle prese con una produzione internazionale di buon spessore. E quest'impatto è felicissimo. Chi mi segue e mi conosce sa che ne sono innamorato da sempre. Questa bella ragazza romana che iniziò timida e impacciata dopo esser stata selezionata in un liceo di Roma da Nanni Moretti. La Trinca è un esempio per le giovani attrici. Ha saputo studiare per migliorarsi. Ha studiato per recitare dignitosamente e adesso gira un film dopo l'altro e tutti di buon livello. Fino ad approdare (il film in oggetto) ad una ribalta di grande visibilità internazionale. Nel recente film di Castellitto, lei era di una intensità che mi ha mosso alla commozione. Qua recita come se finora non avesse fatto altro e...quanta differenza dalla liceale impacciata del debutto con Moretti!! Oltretutto poi, chi ha seguito questo film in versione originale ha evidenziato come la Trinca reciti in un inglese pressochè perfetto. Brava, brava e bella, le auguro ogni fortuna. E mi vien da pensare alla mediocrità assoluta e sconfortante di una Violante Placido quando la vogliono (sì perchè lei, incredibile ma la vogliono) sui set internazionali.

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