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Scandalo a Filadelfia

Regia di George Cukor vedi scheda film

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La recensione su Scandalo a Filadelfia

di degoffro
8 stelle

Basato sul testo di Donald Odgen Stewart, prodotto dal grande Joseph L. Mankiewick, diretto da un mago della Hollywood dei tempi d'oro come l'eccellente George Cukor, interpretato da un tris d'attori in stato di grazia, circondati da una serie di comprimari di lusso, ecco un esempio perfetto di sophisticated comedy "di cui è la celebrazione e il suggello in una sorta di affettuoso commiato" (Morandini). Nel 1940 ebbe 6 nominations all'Oscar: per il miglior film (vinse "Rebecca la prima moglie"), per il miglior attore (vinse proprio James Stewart, sbaragliando la concorrenza di mostri sacri come Laurence Olivier per "Rebecca", Henry Fonda per "Furore" e soprattutto del dittatore Charles Chaplin), per la migliore attrice (ma Katherine Hepburn, in buona compagnia con la Joan Fontaine/Rebecca, e la Bette Davis di "Ombre malesi" fu battuta dalla Ginger Rogers di "Kitty Foyle, ragazza innamorata"), per la migliore attrice non protagonista (Ruth Hussey che interpreta la fotografa Liz, battuta da Jamie Darwell per "Furore"), per il miglior regista (serratissima lotta tra Cukor, Ford, Hitchcock e Wyler - che tempi ragazzi!!! - con vittoria dell'irlandese Ford) ed infine per la migliore sceneggiatura non originale per la quale vinse meritatamente la statuetta. Rifatto come musical negli anni cinquanta come "Alta società" da Charles Walters con Grace Kelly, Bing Crosby, Frank Sinatra e Louis Amstrong. Già l'incipit, senza parole come nei migliori film muti, lascia senza fiato: Tracy Lord, viziata e altezzosa ragazza, nonché ricca ereditiera nella Filadelfia degli anni trenta, caccia di casa il marito Dexter Haven (Cary Grant). "Sposata per capriccio e divorziata per ripicca", ma "senza amarezze né rimpianti, solo un gancio secco alla mascella" Tracy decide di sposare George, un giovane di umili origini capace, con il suo lavoro, di guadagnarsi una brillante e prestigiosa posizione. George è onesto, semplice, ingenuo, genuino, ma anche estremamente tedioso. All'approssimarsi delle nozze il direttore di una rivista scandalistica, su consiglio di Dexter, invia alla villa di Tracy il reporter Maculey Connor (James Stewart) e la fotografa Liz affinché mandino al giornale particolari piccanti, curiosi ed intriganti ("La vita privata non esiste più?" sbotta infastidita ed indispettita Tracy in un momento di sconforto e scoramento quanto mai attuale e giustificato). La privacy è un lusso che i personaggi pubblici non possono permettersi, "se non a letto"!!! Nel frattempo Dexter, che è ancora profondamente innamorato di Tracy interviene e con ogni tipo di stratagemma cerca di impedire le nuove nozze. La sua presenza, graditissima agli altri membri della famiglia di Tracy, che per Dexter hanno sempre avuto una particolare predilezione e simpatia, disturba non poco la ricca ereditiera che nei confronti dell'ex marito "agita ancora la spada della giustizia". Arrogante e sfrontata, orgogliosa e capricciosa, ribelle e indisponente, ma in fondo fragile e desiderosa di amore "Io non voglio essere venerata, ma amata" si ripete, Tracy vive su un piedistallo: "Tu hai tutto ciò che fa la donna ideale, eccetto un cuore capace di indulgenza e senza quello sei come di bronzo", le dice l'amato/odiato papà con il quale la ragazza ha un difficile e contraddittorio rapporto. Una dea inviolabile, "che deve ancora imparare ad avere un pò di pietà per la debolezza umana". Sarà Dexter, il solo che conosce profondamente Tracy e le sue debolezze, ripicche, paure e indecisioni ("Tu sei affascinata da te stessa: è un peccato che il tuo piede non scivoli mai, la tua divinità non te lo consente"), a riportare sulla terra la donna rendendola umana, facendole perdere la sua aria da prima della classe, smorfiosa, superba, inviolabile ed inattaccabile nella sua vanità vuota e fine a se stessa, comunque sempre ben consapevole che "con i ricchi e potenti bisogna essere pazienti". Frizzante, esplosiva, spumeggiante, sagace, velenosissima, elegante e frenetica commedia di un Cukor "divino" che lascia campo aperto ai suoi magnifici interpreti (alla coppia Hepburn/Grant, già brillantemente affiatata e rodata in "Il diavolo è femmina" dello stesso Cukor e in "Susanna" di Hawks, si unisce un ispirato e memorabile Stewart) e descrive con garbo misto ad acidità un mondo futile, superficiale e vacuo. Katherine Hepburn, fino ad allora considerata "veleno al botteghino" con questo film "riuscì a trovare l'antidoto" (Daily Variety). Anche se poi, non smentendo la sua fama di ragazza piuttosto stizzosa, infastidita dal fatto che Ginger Rogers le avesse soffiato l'Oscar per la sua interpretazione in "Kitty Foyle", disse: "Mi è stato offerto di interpretare Kitty Foyle, ma non avevo voglia di fare una commessa in una soap opera". Da evitare assolutamente la versione colorizzata e ridoppiata che passa in Tv: il film, senza esagerare, perde l'ottanta per cento del suo fascino.
Voto: 8

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