Regia di Camille Delamarre vedi scheda film
Pochi film sembravano più adatti per un remake americano di Banlieue 13, ambientato in un immaginario quartiere ghetto parigino recintato da un muro e con checkpoint per entrare e uscire. Un luogo facile da trasporre vicino a qualunque altra metropoli, così come è replicabile la ricetta buddy buddy con un fenomeno del parkour e un agente prodigioso nelle arti marziali. Ma anche le alchimie più semplici possono sfumare, basta per esempio sostituire al suddetto poliziotto il belloccio Paul Walker, assai meno fenomenale nei combattimenti. Infatti i corpo a corpo vengono ridotti di numero e pure di qualità, sostituendo alla vera prodezza marziale i soliti trucchi di montaggio. E non basta aggiungere qualche inseguimento automobilistico se il rapporto tra i protagonisti non ritrova gli stessi divertiti contrasti, giocati proprio sull’equivalente prestanza dei due. Finisce così che è l’attore francese, il traceur David Belle, a fare la figura migliore, ma sull’altare dello star system è proprio lui a essere sacrificato per far spazio al compianto Paul Walker. Il colpo di grazia è però nel tentativo di vendere al pubblico americano una storia sul ghetto interpretata da due bianchi: dalla sadica grandeur da serie B del villain francese si passa alla rassicurante e monocorde interpretazione di RZA, già attore e regista di L’uomo con i pugni di ferro. Molto meglio rivedersi l’originale, o il suo sequel Banlieue: Ultimatum.
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