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Arizona Colt

Regia di Michele Lupo vedi scheda film

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La recensione su Arizona Colt

di scapigliato
8 stelle

Siamo ancora negli anni della codificazione del mito Spaghetti, e infatti si vede come la storia, i personaggi e gli ambienti possono solo all’inizio sembrare sempre gli stessi. Infatti il cattivo Gordon Watch di Fernando Sancho è un carattere tra i migliori del suo settore, e indubbiamente uno dei personaggi più riusciti dell’attore madrileno. La sua iniziale battuta sull’orologio del padre è impressa a fuoco nella memoria degli aficionados. Anche le sue cattiverie e brutalità, come il genere richiedeva per allontanarsi dal classico USA, sono messe al punto giusto e in una misura accettabile (anche se io sono uno che ama l’esagerazione anche in questi particolari). Lo stesso Giuliano Gemma, con il viso “acqua e sapone ma non troppo”, perchè negli Spaghetti-W non si può essere troppo puliti, ha il merito di dar vita ad un personaggio canaglia, tipico di Clint Eastwood, ma che dalla sua ha anche una dimensione ironica e picaresca, che sarà poi eredità (e più compiutamente) da Terence Hill; ma Trinità è ancora lontano 5 anni. Gli ambienti parlano come al solito da soli, dando a cattivi, protagonisti e conprimari una luce tutta diversa. E anche la storia, normalissima nel suo scorrere, è caratterizzata da idee narrative efficaci e rese ancor meglio, come su tutte il massacro a Blackstone Hill, o le finte mani fasciate di Gemma, per non parlare di tutte le incursioni violente e sadiche, e del finale “horror” ambientato nella bottega del becchino con il seguente “linciaggio annunciato” e aspettato calorasamente dal pubblico, che fanno del film uno dei capisaldi delle produzioni minori. Purtroppo c’è una certa lentezza nella regia e nella sceneggiatura che a volte può risultare soporifera.
La storia è quella di Arizona Colt che liberato inconsapevolmente da Gordon Watch, inizia con questi un duello a distanza fatto di logorii psicologici e misurato sul filo dei nervi. Quando un uomo di Gordon, il Clay interpretato da Nello Pazzafini, uccide la bella Dolores, sorella dell’altrettanto bella Jane, Arizona decide di vendicarla cercando però una bieca ricompensa. E non farlo per onore, è dopotutto l’onore discutibile e ribelle degli antieroi degli Spaghetti-W, quindi ampiamente condivisibile ed esaltante il suo cinismo. Da qui il film prende una piega migliore fatta da sadiche violenze, battute antologiche, e situazioni azzeccate. Da sottolineare come le “esplosioni leoniane” tornino anche in “Arizona Colt” nell’anticipo del duello finale dove Gemma si ripresenta redivivo agli occhi del cattivo Sancho che lo credeva morto. Questa scena, oltre che a ispirare una bella anormalità nel codice western, ispirerà circa trentanni dopo il Sam Raimi di “The Quick and the Dead”, ovvero quel bellissimo “Pronti a Morire” con il migliore Gene Hackman vs. i discreti Russel Crowe, Leonardo di Caprio e Sharon Stone.

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