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Prossima fermata Fruitvale Station

Regia di Ryan Coogler vedi scheda film

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La recensione su Prossima fermata Fruitvale Station

di alan smithee
6 stelle

A che scopo  correre, affannarsi a trovare il modo di affrontare tutte le insidie e le difficoltà di una vita sempre in salita, sempre senza soldi e senza lavoro fisso? a che fine cercare di risolvere una volta per tutte i problemi e i malesseri, abbandonare le cattive frequentazioni, quelle con cui si e' rischiato di sbandare verso l'abisso senza ritorno? Prima di potersi porre tali quesiti, ecco che un angelo meraviglioso, sotto le sembianze buffe e carine di una bambina, figlia della passione, frutto di un amore senza troppa programmazione, spinge finalmente  il nosrto giovane uomo a maturare, a responsabilizzarti,  a cercare di svoltare. Ma quando gli orizzonti si aprono, quando il pensiero si fa strada sull'istinto, ecco che un destino avverso rende tutti i progetti vani ed inutili. Quanto vale una vita umana se poi tutti i buoni propositi sono vanificati da un attimo di follia che pone fine ad ogni progetto, sogno ed ideale? Nella maledetta notte di capodanno, presso la scellerata stazione della metro di Fruitvale a Oakland, la vita del californiano ventiduenne Oscar Grant, che col nuovo anno ha appena fatto pace con la propria coscienza inaugurando i suoi primi minuti del 2008 di soli saggi ed assennati propositi, viene meno per un colpo partito all'improvviso dall'arma di un poliziotto durante una retata che ha fatto seguito ad una rissa casuale. Una reazione esagerata, spropositata delle forze dell'ordine che genera la tragedia e fa finire nel dramma una serata iniziata nella propria intimita' familiare.  Un fine anno iniziato a casa a festeggiare con la compagna il compleanno della madre, e proseguito in centro città a brindare per strada la venuta del nuovo anno. Un dramma che si rispecchia negli occhi attoniti ed impietriti dal dolore, ma anche dignitosi e incredibilmente coraggiosi di una madre (l'ottima Octavia Spencer che ormai ben conosciamo), un genitore che porterà sempre con sé per il resto dei suoi giorni il rimorso di aver consigliato lei, proprio lei con insistenza al figlio di spostarsi in centro con la metro piuttosto che in auto per evitare tafferugli con la vigilanza stradale.
Girato con un piglio quasi documentaristico che ricorda certe prime regie di Soderbergh, il film opera prima di Ryan Coogler, apprezzatissimo all'ultimo Sundance e presente a Cannes nella sezione Un certain regard, trova negli interpreti il suo maggior valore, e la sua dirompente forza rivelatrice nel denunciare la follia di una violenza che nasce dalla intolleranza e dal pregiudizio, dall'ignoranza e da atteggiamenti di diffidenza preconcetti e supponenti, tipici di una società magari multietnica da sempre, ma da sempre in grado di generare barriere e divisioni incolmabili, dove il sogno americano più retorico e inutilmente tronfio soccombe, demolito dall'incomprensione e dalla brutalità di una difesa ingiustificata che attacca ancora prima di essere attaccata.

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