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Dallas Buyers Club

Regia di Jean-Marc Vallée vedi scheda film

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La recensione su Dallas Buyers Club

di supadany
8 stelle

Di film sul tema Aids se ne sono visti tanti, ma è anche vero che negli ultimi anni l’attenzione sull’argomento è un po’ scemata (ce lo ricorda anche un extra del dvd dell’unlaids Italia, quando si dice che vedere un film su un supporto è un’altra cosa rispetto allo streaming …), ad ogni modo Jean Marc Vallè trova un (doppio) punto di vista che sposta per buona parte l’ottica del suo film da ciò che tanti altri hanno proposto in passato.

Stati Uniti 1986, Ron Woodroof (Matthew McConaughey) è un rozzo uomo discrimatore e prevaricatore che vede la sua quotidianità sconvolta quando scopre di essere malato terminale di Aids.

Dapprima non ci vuole credere, poi prova ad accedere a cure sperimentali, in ultima analisi cerca all’estero  soluzioni alternative che gli permettono di stare molto meglio e superare di gran lunga quella che era la sua aspettativa di vita.

Non contento si scaglia contro un sistema insano e crea un club i cui iscritti possono, previa quota mensile d’iscrizione, ricevere le sue stesse cure.

La situazione gli permette di vedere la vita e le persone sotto un diverso punto di vista rispetto alle sue precedenti abitudini.

 

Jared Leto, Matthew McConaughey

Dallas Buyers Club (2013): Jared Leto, Matthew McConaughey

 

No, non si tratta del solito film a passaggi stretti sul tema della malattia, cioè ovvio che un percorso di fondo ci sia ma tante cose disquisiscono da una rotta ordinaria ed il film trova per questo una sua concreta ragion d’essere.

Questo a partire dalla figura di Ron, che vorremmo sinceramente vedere morto dopo i primi minuti, un discriminatore nato che anche per questo fa sentire più pesanti gli atteggiamenti che gli si rivoltano contro e che si piega col tempo a dialogare con chi poco tempo prima avrebbe come minimo insultato.

Si erge quindi un percorso umano, ma anche in questo caso non è poi così accomodante (l’impegno e l’interesse viaggiono a braccetto, o per lo meno un dubbio rimane quasi fino in fondo), accompagnato da una critica verso l’industria farmaceutica americana che non ha un vero interesse alla cura migliore, ma semplicemente vince il più forte che riesce a spacciare magari una cura meno efficace, ma più redditizia.

Un doppio canale che viaggia, con efficacia, di pari passo, senza comunque troppe sviolinate (ad esempio, il finale è anticipato e per lo più raccontato da scritte), tutto calibrato con buon senso dell’equilibrio tra cinema e denuncia che valeva ieri così come vale oggi (giorni in cui si tende a farsi i cazzi propri).

Strepitosa l’interpretazione fisica di Matthew McConaughey, tra l’altro texano (da apprezzare rigorosamente in lingua originale) e cowboy come il protagonista, non tanto perché magro (scheletrico), ma per la sofferenza, interiore ed esteriore, che si contrappone alla tenacia manifestata.

Più ordinario, se vogliamo, il trasformismo di Jared Leto, anche se poi funziona alla grande (ruolo secondario con le sue ellissi evidenti), semplice Jannifer Garner, ma anche molto ordinata e percettiva.

Insomma, se è vero che “Dallas buyers club” non segna il massimo della fantasia, lo è altrettanto il fatto che affronta un argomento considerato fuori tempo (quando poi non lo è!) senza seguire le più classiche linee (quelle della bontà ad ogni costo in ogni posto), ponendo per altro l’attenzione su un lungo percorso di vita piuttosto che sulla sua (inevitabile) conclusione.

Intelligente ed intraprendente, semplicemente necessario (ieri come oggi e, purtroppo, domani).

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