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A proposito di Davis

Regia di Ethan Coen, Joel Coen vedi scheda film

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La recensione su A proposito di Davis

di Pimentella
9 stelle

Le gesta di Davis e la sua chitarra.

 
La storia di un cantante folk, la storia di un sogno tentato, di un sogno arrancato, tenuto stretto, masticato con dolore e biasimo. La storia di Llewyn Davis.
 Il Greenwich Village fa da sfondo ai suoi passi, il Gaslight Cafe da sponda ammaliatrice come una sirena e meschina come la natura di certi Casi.
Ci crede Davis e continuerà a farlo nonostante gli occhi stanchi, le tasche vuote e le parole giuste non dette. Perchè il suo impegno diventerà un'estenuante questione di principio,una lotta contro la sua stessa apatica esistenza, una lotta contro la sua stessa commiserevole posizione che lo vuole fallito, ma mai fino in fondo, che lo vuole perdente, ma mai per un'ultima volta.
 
Una lenta e triste ballata sulla circolarità di un maledetto destino. Azioni che si trascinano, ripetendosi in un continuum spazio temporale che rende l'"adesso" uguale al "già vissuto". 
Non cambia proprio niente,  nemmeno quel pezzo di musica folk...anche quello è sempre lo stesso! A Davis spetta questo.
Non gli resta che ripetere inesorabilmente quel brano, cercare un divano per la notte e, al mattino,  portare in giro la sua chitarra...
 
Oscar Isaac è perfetto nella sua performance... sguardo appassito, movimenti lenti, passi strascicati, una spossata sciatteria, un'umiltà a tratti penosa che traspare da tutto il suo essere Davis.
La vita portata sullo schermo è ispirata a quella del cantante folk Dave Van Ronk vissuto negli anni sessanta; si parte da lì per realizzare il poema di Davis, il poema delle sue fatiche e peripezie.
 
I fratelli Coen, abili narratori dei "tipi" umani, sorprendono ogni volta con le loro analisi così sapientemente condotte. E il Caso con i suoi mille tranelli e anfratti svolge sempre la sua parte maledettamente preziosa. La rappresentazione, anche nella sua specificità, diventa non poco speculativa, assumendo spesso valenze universali. Le opere coeniane portano sempre lo spettatore molto oltre il racconto spingendolo a riflessioni profonde, talvolta contorte, sull'esistenza. I richiami filosofici ( oltre che letterari ) sono tanti e il film diventa un piccolo trattato. Le linee narrative sono forzate, spezzate all'occorrenza, per poter essere superate ed amplificate. I risultati possono anche spiazzare, confondere e chi guarda è allora costretto a cercare un senso, un significato o IL SIGNIFICATO.La grande bellezza dei loro film,la loro memorabilità, non di rado, trovano in tutto questo un valore aggiunto per una costruzione complessiva che risulta già di per sè originalmente compiuta.
 L'armonia delle parti, l'equilibrio di ogni elemento...dialoghi, facce, colori, ritmi, suoni, costumi,sfondi, paesaggi, il finale, abilmente concepito, apparentemente insensato.Tutto è in accordo, nulla stona. Una splendida melodia.
 
 
 
 
 
 
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