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Antiviral

Regia di Brandon Cronenberg vedi scheda film

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La recensione su Antiviral

di precint13
7 stelle

Ovviamente non è giunto fino a noi.
Eppure, il lungometraggio d'esordio di Brandon Cronenberg, figlio del geniale David e attivo precedentemente nel campo del cortometraggio, ha più di una nota di merito da enucleare.
E' ambientato in un futuro non troppo lontano (anche se probabilmente, come il coevo e delilliano Cosmopolis paterno, si dovrebbe parlare più scientemente di un cripto-presente) in cui il fanatismo/feticismo nei confronti della celebrità ha raggiunto vette di follia e morbosità patologica. La gente arriva a farsi iniettare i virus delle celebrità e si mangia bistecche sintetizzate dai loro corpi. Syd March lavora in una multinazionale con il compito di recuperare i virus dai corpi delle star e riadattarli alla struttura corporea e genetica dei clienti. E' un ragazzo dallo sguardo perso, pallido, emaciato, slavato. Arrotonda le proprie entrare iniettandosi i virus e rivendendoli ad attività rivali, ma, quando la diafana attrice Hannah Geist muore misteriosamente, Syd, precedentemente infettatosi con lo stesso microrganismo, si ritrova invischiato in un complotto insospettabile...
Anzitutto, sgombriamo il campo dalle illazioni: il talento è saldamente contenuto nel DNA di Brandon Cronenberg, che ha scritto (non dimentichiamolo) e diretto il proprio primo lungometraggio con merito e non soltanto perché figlio di uno dei massimi cineasti che ci sia stato concesso apprezzare. La contiguità con la filmografia del padre è evidente, ma non così accondiscendente o impersonale. Navighiamo sempre nel territorio della mutazione, ma se per David (nel suo periodo '70/'80) si trattava di palingenesi, di continua ri-trasformazione, ri-conversione di corpi destinati a rinascere in un tutt'uno "patogenico" tra carne e metallo, per Brandon siamo già oltre questo stadio post-embrionale, già "dopo". La società civile è malata (come suggerisce fin banalmente l'assunto del film), è allucinata dal mito della reificazione, della super-corporoeità e le teorie di McLuhan sono ora trasmutatesi in carne e sangue (il medium non è solo il messaggio, è anche chi lo trasmette e chi lo riceve... il villaggio globale è anche fisico e non più solo virtuale). Non a caso, il colore dominante della prima parte del film è il bianco: Syd non vive, ma galleggia in un mondo amniotico in attesa di autosoffocarsi, senza ragione apparente (che fine hanno fatto i fondamenti del "guardarsi dentro" che si dibattevano nel grande prequel di questo film, ovvero A Dangerous Method? E' davvero possibile farlo?). L'ideologia materializzata nella società dello spettacolo (come teorizzato da Debord) è ora ectoplasmatica, ma non c'è più separazione: il corpo è l'immagine. Il visibile è patogeno...ed ironicamente la corporeità delle celebrità è sempre assente (tranne in una dolcissima, insvelabile scena), sempre mediata da proiezioni bidimensionali (pronti a essere futuri videodromes). Hannah Geist (splendida scelta la Gadon, che aveva già lavorato con papà nei succitati A Dangerous Method e Cosmopolis e tornerà a lavorarci in Maps to the Stars, posticipato al 2014) è troppo eterea per essere corporea (o per non esserlo?).
Ed il film, non dimentichiamolo, è anche un trip allucinato (più che allucinogeno) tra le malìe invisibili del capitalismo industriale, nella società del consumo autoindotto. Personalmente, mi ha permesso di rivalutare in pieno uno dei film del padre che avevo meno apprezzato (ero troppo giovane, non pronto ad affondarmici), ovvero quello Scanners che mi pare ora come uno splendido viaggio in questo capitalismo telepatico in grado di gonfiare, deformare, far esplodere i corpi, piegandoli alle esigenze di una mutazione necessaria, dettata dal rapporto cangiante e infinitamente mutevole che sta tra domanda e offerte.
E' servito anche a questo la piacevole visione di Antiviral. Se c'è qualcosa in cui il giovane Brandon ha ancora molto da imparare dal padre è nella mise en abyme. La gelida, pervasiva, soffocante, stimolonate, angosciosa potenza metafisica di certi capolavori di Cronenberg padre (da Inseparabili e eXistenZ) è ancora distante... ma importa il giusto. Scommettere sulla carriera di Brandon potrebbe essere un affare vincente.

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