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Interrabang

Regia di Giuliano Biagetti vedi scheda film

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La recensione su Interrabang

di maso
4 stelle

C'è poco da salvare in questa pellicola figlia
dei tumultuosi anni sessanta: se da un lato
c'era la voglia di girare un thriller erotico
alternativo in ambiente selvaggio, dall'altro
c'era anche il desiderio di non renderlo troppo
violento ne tanto meno oltraggioso per evitare
gli impedimenti della censura indi per cui il
risultato è assolutamente poco apprezzabile
proprio per la paura di osare che si avverte
ad ogni inquadratura che fra le altre cose
evidenzia una scarsa capacità ed inventiva
del suo autore nel muovere la telecamera.
La trama ha indubbiamente un notevole
potenziale che viene però vanificato dalla
completa mancanza di atmosfera e tensione:
Fabrizio, un fotografo di moda, si apparta
con due modelle e la sua ragazza in un'isola
disabitata per realizzare un servizio fra gli
scogli e i flutti sotto il sole rovente, durante
il viaggio la radio annuncia la fuga di tre
carcerati uno dei quali non è stato ancora
catturato, dopo aver scattato le foto si
accorgono di essere senza carburante e
Fabrizio decide di procurarselo sfruttando
il traporto di un motoscafo di passaggio.
Le tre ragazze rimaste sole hanno modo
durante la lunga attesa di sviscerare la
loro relazione con Fabrizio, mentre l'evaso
di nome Marco fa la sua comparsa
spacciandosi per un poeta solitario,
fra loro comincia uno strano gioco erotico
che culminerà con diversi colpi di scena molti
dei quali inverosimili e poco emozionanti come
il film in generale che risente anche della non
eccelsa capacità recitativa dei suoi interpreti:
Orsini ha in realtà poco screen time, Shoshana
Cohen è la peggiore dell'intero cast ed è doppiata
malissimo con un goffo accento inglese, Beba
Loncar non sfigura ma il suo personaggio
è descritto alla bene e meglio mentre il ruolo
chiave del fuggiasco è affidato ad un discreto
Corrado Pani che ne da una caratterizzazione
troppo morbida e senza acuti, non mi resta che
elogiare il visetto birichino con i capelli a caschetto
di Haydée Politoff, troppo carina in ogni sua
espressione ma come gli altri suoi colleghi di
scarse capacità recitative.
Il titolo fa riferimento ad un amuleto indossato
dalla Politoff che simboleggia un punto esclamativo
ed uno interrogativo fusi insieme.

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